Lo sconforto. Nell’universo delle emozioni che circondano sempre un viaggio come questo, non poteva mancare lo sconforto. Un mattino arrivato troppo presto, dopo una tappa sgradevole.
Mi aggrappo con forza alla consapevolezza che ci sono già passato, tutte le volte, e che presto arriverà un nuovo sole, un nuovo fantastico paesaggio, un incontro divertente, qualsiasi qualcosa, ma per il momento…
So molto bene che seguendo l’istinto spesso trovo la direzione migliore, ma altre volte può anche andarmi male. Pensavo di entrare in Svezia quasi come un esploratore, un’avventura di cento chilometri su strada sterrata. Chi mi aveva messo in testa questa idea? Lo sterrato è durato solo un paio di decine di chilometri appena, il resto è stata una lunga strada fiancheggiata da boschi interminabili, e per una volta, monotoni.
Anche la gentile signora che mi aveva parlato in inglese stentato mi aveva detto che “non c’è niente lì”, ma io mi immaginavo un “niente” riempito da tutte le formidabili cose che si agitano e splendono quando gli uomini guardano da un’altra parte. E invece non c’era niente neanche per me. Anche io guardavo da un’altra parte.
Una faticosa giornata grigia, flagellata da un pioggia insistente e da un vento freddo. E ora che mi trovo incastrato in una località, pur piacevole ma in cui non posso trattenermi, sento anche che le cose stanno cambiando a casa. Quella vita, che corre su un binario più lento rispetto alla vita accelerata di un viaggio come il mio, ha raggiunto nel frattempo un’altra stazione, e forse scenderà a terra un passeggero, qualcuno che mi sarei aspettato – no, che desideravo fortemente – di ritrovare al mio ritorno con lo stesso sorriso di quando sono partito.
I compagni di vita, si sa, sono come quelli di viaggio. Qualcuno rimane con noi per poco, qualcuno è solo una rapida conoscenza presto dimenticata. Altri rimangono con noi così a lungo che ci illudiamo non se ne andranno mai più. E’ tutto un susseguirsi di incontri e di saluti, ma sono così tanti gli “arrivederci” che rimangono delusi.
E mentre io sono a qualche migliaio di chilometri da casa, lontano da tutto ciò che mi è noto, lunga una strada interminabile e, almeno per oggi, insensata, mentre aggiungo alla mia memoria nuovi volti e altri saluti, sento questa auto un po’ più fredda, un po’ più vuota.
Finisco per chiedermi ancora una volta se arriverà mai il momento in cui ci sarà qualcuno seduto qui, accanto a me, sul sedile passeggero, con la testa appoggiata alla mia spalla, a guardare fuori dallo stesso finestrino lo stesso panorama che scorre lontano.

Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“