Hai un lavoro che non ti piace.
Forse ti piaceva, tanto tempo fa, ma poi hai iniziato a sentire quell’ambiente sempre più stretto, sempre più arido. È arrivata la noia, l’insoddisfazione, la depressione.
A distanza di anni non sopporti più niente, ti senti in una gabbia soffocante da cui desideri fuggire sempre più spesso.
Ogni giorno ti chiedi: “ma chi me lo fa fare?“, e vorresti non sapere già la risposta.
Hai perso il sorriso, rischi di perdere la salute, e non ti ricordavi di essere così malmesso, l’ultima volta che ti sei guardato per bene allo specchio.
Perdi tempo su internet, e trovi continuamente storie di viaggi, di libertà, di vita.
Non c’è giorno in cui non sogni anche tu di mollare tutto e partire, ma qualcosa ti blocca: la paura.
O forse non vuoi nemmeno partire, non è il viaggio in sé che ti manca ma un cambiamento, uno qualsiasi. Fosse anche solo il lavoro, o la città in cui vivi, o la compagnia che frequenti, o…
Ti sembra familiare questa storia? Allora continua a leggere.
Ho avuto paura
Forse sai già chi sono e cosa ho fatto: nel 2009 ho mollato un lavoro sicuro che era diventato opprimente, ho iniziato a viaggiare, ho ripreso possesso della mia vita e del mio tempo, e mi sono messo alla ricerca della Felicità.
Tante volte mi hanno chiesto come sono riuscito a fare quel primo salto nel buio.
La risposta ha sorpreso molti: io sono stato spinto avanti dalla paura stessa. La paura di quella gabbia che si stringeva su di me, ogni giorno più stretta. Avevo paura di sprecare la mia vita, e di spegnermi lentamente. Paura di svegliarmi ogni giorno senza sorridere, di diventare vecchio senza diventare grande. Avevo la paura folle di arrivare all’ultimo dei miei giorni, guardarmi indietro, e rimpiangere tutto quello che avrei potuto fare ma non avevo fatto.
Affrontare la paura di mollare tutto e partire, in confronto a questo, è stato un gioco da ragazzi, credimi.
Qualcuno può dire che serviva coraggio per mollare tutto e girare il mondo da solo. Ok, forse un po’. Ma me ne serviva molto di più per restare dov’ero, sapendo di essere infelice.
Questa risposta però non basta a “far scattare la molla” a chiunque. Allora, anche se non sono uno psicologo o un esperto di vicende umane, ho voluto lo stesso cercare di andare in profondità al problema, e dare la mia opinione sulla paura che paralizza così tante persone.
Questo è quello che ho capito.
1. I problemi ipotetici spaventano più di quelli reali
Mollare tutto e partire sembra sembra una scelta pericolosa, perché non sappiamo cosa ci aspetta dopo il salto, o ne abbiamo un’idea vaga. “E se poi non trovo un altro lavoro?”, “e se non riesco a mantenermi?”, “e se perdo le amicizie?”, “e se mi pento?”
Perdere la salute, il sorriso e la serenità, invece, non fa così paura, stranamente. Non fa paura sprecare il proprio tempo, e invecchiare senza lasciare un segno, perché queste sono cose a cui ci siamo abituati. Sono entrate nella nostra vita lentamente, e glielo abbiamo permesso noi. Sono problemi confortevoli, che conosciamo.
In pratica, pur di non affrontare problemi che non abbiamo ancora (e forse non avremo mai) ci teniamo stretti quelli che abbiamo già.
2. Sottovalutiamo i danni del “non agire”
Qualcuno diceva che quando ci si sveglia per troppi giorni di fila senza sorridere, è ora di farsi qualche domanda, e soprattutto darsi qualche risposta. Fa sicuramente male trattenersi in una situazione che ci è tossica: ci avvelena lo spirito, ci indebolisce il corpo, ci addormenta la mente.
Non agire significa “scegliere di restare”: è la scelta più semplice, ovvio, ma che ci fa sprecare il nostro bene più prezioso: il tempo. E mentre noi diventiamo sempre più passivi e arrendevoli, rendiamo la nostra situazione sempre più difficile da risolvere. Arriverà un giorno in cui diremo: “È troppo tardi ormai, avrei dovuto farlo prima”. Esatto: avremmo dovuto farlo prima. Adesso, per esempio.
3. Pensiamo che mollare tutto sia da incoscienti
Non lo è. Ma davvero vogliamo misurare il successo della nostra vita solo con i soldi, la posizione lavorativa o lo stipendio? La vita è fatta anche (e soprattutto!) di serenità, di benessere, di salute, di affetti, di sogni realizzati. Quelle cose che abbiamo sempre voluto fare nella nostra vita e non siamo mai riusciti a fare! I sogni sono una cosa serissima!
Chi introduce anche queste variabili nell’equazione della propria vita, e scoprire che la bilancia pende terribilmente solo da un lato, è tutt’altro che incosciente. Direi al contrario che è lui quello coscienzioso!
4. Abbiamo paura di sbagliare
Di una cosa sono convintissimo: se prendiamo delle decisioni spinti in avanti dalle nostre speranze, e non dalle nostre paure (per citare una famosa frase di Mandela), le cose non possono andare male. Possiamo anche essere sfortunati, certo, ma in ogni caso ci saremo avvicinati di un passo alla nostra felicità. Mollare tutto e partire non è una fuga, è una ricerca! Ho parlato con tante persone in questi anni che l’hanno fatto. Nessuno si è mai pentito e tornerebbe indietro. Nessuno.
5. Abbiamo poca fiducia in noi stessi
La fiducia in sé stessi sembra essere un tratto caratteriale con cui nasciamo, poi la vita lo rinforza o lo indebolisce. Quel che è certo è che vivere senza fiducia in noi stessi è come guidare con il freno a mano tirato: dobbiamo sbloccarlo subito!
Se non ci hanno aiutato in questo genitori, amici e insegnanti in gioventù, dobbiamo pensarci noi. Come? Per esempio allontanando tutte le persone che ci avviliscono, avvicinando le persone che ci stimolano e ci incoraggiano, e magari -perché no?- iniziando un percorso personale di sfide, sempre più difficili, per metterci alla prova e acquistare fiducia dai successi personali. È come un allenamento, né più né meno.
6. Perdoniamo troppo spesso le nostre paure
È normale aver paura, ma è pericoloso lasciarsene dominare. È di importanza vitale amare sé stessi e volersi bene, accettare i propri limiti e i propri difetti, ma questo non significa perdonarsi tutto. Come si educherebbe un bambino, correggendo i suoi comportamenti sbagliati, così dovremmo fare con noi stessi. Con amore ma con fermezza, dovremmo individuare le nostre paure, e combatterle. Non c’è bisogno di conoscere il “modo giusto” per farlo, la sola volontà sarà sufficiente a farci iniziare il percorso personale corretto.
7. Diamo troppo peso alle opinioni altrui
Siamo arrivati ad un punto in questa società in cui le opinioni degli altri contano quasi più del nostro benessere. Tutto si svolge in pubblico, tutto è registrato, pubblicato, commentato e condiviso. Qualcuno arriva a indebitarsi per acquistare oggetti che non gli servono o che non si può permettere, solo per impressionare il prossimo.
L’approvazione altrui è un’altra sbarra alla nostra gabbia. Il giorno in cui diremo: “mi sono stancato, voglio mollare tutto e partire”, colleghi, amici e vicini proietteranno su di noi le loro paure e le loro convinzioni, la loro scala di valori, esprimeranno il loro dissenso e la loro delusione, ci diranno: “sei un folle!”, e noi staremo ad ascoltarli, come se soddisfare le aspettative altrui ci rendesse meno infelici, come se il detto “mal comune mezzo gaudio” non fosse la cazzata che è. Follia pura: ci vogliamo allontanare da un contesto che ci disgusta, ma ne ascoltiamo lo stesso l’opinione.
Tutto questo è rumore nella testa che ci impedisce di prendere le decisioni più critiche. Va eliminato.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“
8. Cerchiamo scuse per rimandare
“È colpa dei genitori/della scuola/dell’Italia se la mia situazione è così!”. No, sono scuse. Il nostro carattere e la nostra educazione è responsabilità della nostra famiglia, dell’istruzione e della società fino a quando abbiamo venti, venticinque anni (trenta, a voler essere molto generosi!) poi diventa una nostra esclusiva. Il campo di battaglia si sposta in modo definitivo dentro di noi, e abbiamo la forza, la maturità e gli strumenti per iniziare a lavorare su noi stessi. Continuare a cercare scuse all’esterno, è solo un modo di rimandare il proprio benessere. Arriverà un giorno in cui diremo: “eh, ormai sono troppo vecchio per cambiare!” Certo, e cosa stavamo facendo mentre avevamo il tempo e la forza per farlo?
E arrivati fin qui…
…che altro posso dirti?
Se sei arrivato fin qui a leggere, è perché la paura per te è un grosso problema. Probabilmente sai già qual è la cosa giusta da fare, e te lo sei già immaginato nella testa migliaia di volte. Io non posso convincerti, e nemmeno voglio farlo, perché non è giusto. Perché non è il mio compito.
È una decisione che spetta a te.
Ho solo messo in questo articolo la mia esperienza personale, perché ti possa essere di aiuto. Ma ti invito a riflettere su ancora una cosa, l’ultima.
Qui non si tratta di decidere se far finta di niente e continuare tutto come prima, o mollare tutto e partire, o anche semplicemente affrontare il cambiamento di cui hai bisogno, qualunque sia. Questo è un dettaglio. Qui si tratta di decidere se vuoi perdere ancora la tua sfida con la paura, oppure, per una volta, affrontarla.
Le decisioni che prendiamo ci definiscono come persone. Chi vuoi essere? È questo che stai decidendo.
Io non sono una persona coraggiosa, te l’ho già detto, ma un giorno ho raggiunto il punto di rottura e ho detto “basta”. Credimi, è stata la decisione migliore della mia vita, e avrei voluto prenderla prima.
Perché ora so chi sono.
So chi sono e ne sono finalmente fiero.
PS: quello in foto sono io nel 2010, al mio secondo salto ad un Canyon Swing in Nuova Zelanda: 60 metri di caduta libera saltando all’indietro. Nota: ho sempre sofferto di vertigini.
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“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“