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Cari genitori, è ora che facciamo un discorsetto: una lettera dai vostri figli

Tempo di lettura stimato : 4 minuti

Cari genitori, è ora che facciamo un discorsetto, io e voi. I vostri figli mi scrivono per risolvere un problema, e quel problema siete voi.

angry-boyCari genitori,

è ora che facciamo un discorsetto, io e voi. Ah, mi immagino già la vostra espressione. “E questo chi cazzo è?”, starete pensando.

Io sono uno che riceve ogni giorno almeno una decina di messaggi dai vostri figli. In molti di essi chiedono a me come dire a voi che non sono felici.

Prima che vi scaldiate, non mi riferisco ai vostri figli adolescenti o giovanissimi. Per loro ho sempre qualche raccomandazione paterna: “Va bene sognare, ma rimani con i piedi per terra!”, dico loro. “Ricorda che un giorno, che tu lo voglia o meno, dovrai pagare le bollette!”. D’altra parte quando mi scrivono cose come: “a me l’idea di studiare economia e commercio fa schifo, mio padre però insiste a dire che è un buon lavoro”, non riesco a dar loro completamente torto, ma questo è un altro discorso.

Io mi riferisco invece ai vostri figli e alle vostre figlie che hanno venticinque, trenta, magari anche trentacinque anni. Hanno già studiato, hanno già lavorato, hanno già versato allo stato italiano la loro parte di tasse, bollette e sangue, e non sono felici. Che lo siano mai stati o meno, non importa. Ora hanno l’opprimente sensazione di essere nel posto sbagliato, di sprecare la loro vita, di essere entrati nella rotella del criceto, destinati a correre per sempre senza andare da nessuna parte. Hanno bisogno di un cambiamento. E mi scrivono per chiedermi un consiglio.

“E perché scrivono a te? Non possono dirlo a noi che siamo i loro genitori?”

Perché ve l’hanno già detto, ma voi non avete capito! Non avete capito che le loro lacrime non passeranno da sole. Non avete capito che la loro non è “una fase temporanea” ma l’inizio del loro declino! E avete insistito, avete sbraitato, avete opposto le vostre paure e le vostre ragioni, perché “voi sì, che sapete come funziona il mondo!”, vero? E poi li avete anche fatti sentire in colpa, mostrando la vostra migliore espressione delusa, enumerando tutti i sacrifici che avete fatto per loro, come se questo fosse un contratto da rispettare, come se desiderare la felicità in un modo diverso da quello che vi aspettavate fosse un reato. E per concludere avete anche detto: “abbi pazienza, vedrai che le cose miglioreranno”. Mentivate! È una bugia e lo sapete anche voi!

Allora è ora che io vi faccia un discorsetto, da persone adulte e ragionevoli come siamo.

Voi avete voluto bene ai vostri figli, vero? Li avete educati al meglio delle vostre possibilità, avete insegnato loro cosa è giusto e cosa è sbagliato, vi siete tolti anche il pane di bocca per loro. Bravi. Bravissimi. Avete insegnato loro a ragionare con la propria testa e avete dato loro i mezzi per affrontare le intemperie della vita anche quando voi non ci sarete più. Ottimo, grandioso.

Adesso è ora che vi togliete dalle balle.

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Voi dovete continuare a voler bene ai vostri figli, a essere per loro un sostegno, un punto di riferimento, ma piantatela di essere un ostacolo alla loro libertà.

Nessuno metterà mai in dubbio le vostre buone intenzioni, ma c’è una bella differenza tra educare i figli e contagiarli con le vostre paure, o imporre la vostra scala di valori.

Rendetevi conto che la strada che percorreranno sarà diversa dalla vostra, che lo vogliate o meno. Sono diversi da voi. Sono nati una generazione diversa, in una società diversa, in un contesto diverso. Non arriveranno mai alle vostre stesse conclusioni.

Ma ditemi la verità: siete contenti di sapere che i vostri figli scrivono a un estraneo, in lacrime, di nascosto come ladri, confidandogli di non farcela più? Siete contenti di sapere che non ne parlano più con voi, perché oltre ai loro dolori quotidiani, non hanno la forza di sopportare anche le vostre continue suppliche, le vostre perle di ragionevolezza e la vostra faccia scontenta? Ma vi rendete conto che uno dei più grandi problemi dei vostri figli è essere all’altezza delle vostre aspettative?

E dato che parliamo di aspettative, ditemi un po’: siete così contenti voi di com’è andata la vostra vita? Rifareste ogni cosa tale e quale? L’avete poi raggiunta la felicità, o avete preferito una vita di cauta sopportazione? Avete realizzato alla fine i vostri sogni, o avete scelto di chiuderli in qualche cassetto e di non pensarci più?

I vostri figli vogliono essere lasciati liberi di camminare con le loro gambe, e di scegliere da soli la strada che li renderà felici, o forse no, ma almeno sarà la loro strada. Questo non vuol dire che vi vogliano escludere dalle loro vite, tutt’altro! Vogliono sapere che sarete presenti, che parteciperete come avete sempre fatto con una parola di avvertimento e una di conforto. Vogliono poter contare su di voi nei loro momenti di difficoltà. Vogliono credere che sentiranno la vostra voce dire: “Si, ce la farai!”, quando si troveranno di fronte al prossimo inevitabile ostacolo.

Ma non possono farlo, se l’ostacolo siete voi!

E io sono davvero stufo di rispondere alle loro mail, per consolarli al posto vostro, e consigliarli su come parlare con voi. Che dovrei dire? “Riprovaci, sarai più fortunato”?!

Quindi, cari genitori, è ora che apriate gli occhi e che vi rendiate conto di cosa state facendo.

È ora che anche voi diventiate grandi.

Cordialmente,

Francesco “Wandering Wil” Grandis
(clicca per info sull’autore)

PS: ad amici, vicini, colleghi e parenti vari. Guardate che il discorso vale anche per voi.

Photo by Darrell J. Rohl

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Agosto 21, 2014 - Gli altri

Sulla Strada Giusta

Il viaggio è negli occhi, nel cuore e nella testa, e non finisce mai.

Da una scogliera a picco sul Mar Glaciale Artico, un uomo respira finalmente la libertà. Intorno ha solo il silenzio e davanti l’orizzonte, infinito e limpido. Appena qualche mese prima non l’avrebbe mai creduto possibile. Aveva trentun anni e un lavoro stabile: il sogno di molti, ma non il suo. Così un giorno ha detto basta e si è messo in cammino su sentieri sconosciuti, per cercare una risposta ai confini del mondo, senza ancora sapere se quello alla vita di prima sarebbe stato un arrivederci o un addio. Dal Sudamerica a Budapest, dall’India alla Scandinavia, tra paesaggi mozzafiato e momenti di intima condivisione, Francesco vive esperienze inattese che gli mostrano chi è davvero, un giorno dopo l’altro. Lontano da casa o tra la propria gente, l’importante è mettersi in gioco. Dopo il successo del blog Wandering Wil e i tantissimi lettori incontrati in Rete, Francesco Grandis è riuscito nell’impresa di pubblicare la sua storia. Sulla strada giusta è un “urlo nel silenzio” per svegliarci dal torpore della routine e ricordarci che se non insegui la felicità non avrai chance di trovarla.

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Sulla strada giusta
Il libro di Francesco Grandis

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Francesco Grandis
Francesco Grandis, in arte Wandering Wil. Vagabondo del mondo e della vita dal 2009, ma solo part time. Ex ingegnere, ex programmatore nomade, oggi scrittore esordiente e padre.
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