Oggi mi voglio togliere un sassolino dalla scarpa.
Mi rivolgo a quei vecchi che per commentare i miei articoli o in generale le mie esperienze di vita esordiscono con: “vedrai tra trent’anni!”
Uso volutamente una parola fastidiosa, “vecchi”, ma non ne faccio una questione d’età anagrafica. Conosco vecchi di vent’anni e giovanotti di ottanta.
Queste sono persone vecchie dentro, terreni inariditi dal tempo su cui ormai non può crescere nessun’altra verità che la propria, una verità ormai prigioniera di sé stessa e abituata alla solitudine forzata.
Qualsiasi realtà al di fuori della loro non esiste o è sbagliata, quindi aprono qualsiasi conversazione mettendo le mani avanti, per non rischiare di appoggiare un piede su suolo non consacrato.
“Vedrai quando succederà… questo o quell’altro!”
Una discussione tra pari è rimandata a data da destinarsi, quando l’interlocutore sarà pronto a vedere e riconoscere l’unica verità assoluta, nel frattempo va considerato inferiore e inadeguato.
Per tutta la vita mi son sentito dire: “Vedrai quando ti laureerai!” Poi è diventato: “vedrai quando inizierai a lavorare!” e infine “vedrai quando avrai un figlio!”
Adesso che ho un figlio, un (ex)lavoro e una laurea, ma ancora nessuna delle profezie si è avverata, sono passati all’unica difesa rimasta, l’età. “Vedrai quando avrai settant’anni!”
C’è sempre un modo per far finta di sapere più degli altri, in questo modo, non si può sfuggire. Però sapete che vi dico?
Avete rotto le balle.
Possiamo anche finirla qui, questa farsa, tanto sappiamo tutti che quando avrò settant’anni ci sarà qualcuno che ne avrà ottanta. Riparliamone direttamente quando saremo morti, così saremo finalmente alla pari. Chissà, magari allora mi direte: “eh… sai che forse avevi ragione tu?”
Non lo so cosa avete passato nella vostra vita, per inaridirvi così. Sono sicuro che avete sofferto e combattuto, ma in qualche parte della vostra esistenza siete stati piegati.
Avete tenuto la testa bassa così a lungo da dimenticare che esiste un orizzonte, e qualcuno che sogna di raggiungerlo. Forse anche voi stessi lo sognavate, una volta, ma non più.
Avete indossato le catene delle vostre convinzioni fino a dimenticarvi del loro peso. Siete arrivati ad amarle, al punto di attaccare chi non vuole indossarle.
Perché?
Perché una persona diversa da voi è un dubbio, una domanda.
Una vita diversa è una luce che illumina le pieghe scure della vostra, mostrandovi di nuovo cose che avete dimenticato volentieri. Vi sentite giudicati.
Ma il giudizio è solo nella vostra testa. Io parlo di vite “diverse”, non “migliori”. Diverse!
Che cosa vi è capitato?
Forse c’è stato un momento fatale in cui potevate saltare, ma non lo avete fatto. Non avete potuto, non sapevate, non avete avuto coraggio, oppure ci avete provato ma non ci siete riusciti, chissà. D’accordo, mi spiace, davvero.
Ma perché sperate che lo stesso momento arrivi anche per gli altri? Perché augurate gli stessi fallimenti e le stesse umiliazioni? È la vostra idea di giustizia universale, magari? È invidia?
Avete amato così tanto la vostra vita da desiderare che anche gli altri la vivano, tale e quale?
Vi metto io alla prova, adesso: se aveste trent’anni di meno, con il senno di poi, rifareste le stesse identiche scelte?
Se sì, ottimo, buon per voi. Sappiate che nel frattempo il mondo è cambiato, ci sono state almeno tre guerre importanti, una bella crisi economica, svariate svolte tecnologiche e scientifiche di rilievo. Se già trent’anni fa esisteva la possibilità che qualcuno non fosse d’accordo con voi, oggi è ancora più probabile. Fatevene una ragione.
Sennò… di cosa stiamo parlando allora?
Fatevi queste domande, prima di scagliare i vostri anatemi a chi, con trent’anni meno di voi, non ha nessuna intenzione di seguire le vostre orme. Allora forse troveremo davvero un terreno di dialogo onesto.
Fino a quel momento, tenetevi stretti i vostri trent’anni in più.
Tranquilli, non ve li ruberà nessuno.
Photo by Henrik Berger Jørgensen
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Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“