Se non è la prima volta che capiti su queste pagine, è possibile che tu abbia pensato almeno una volta di cambiare qualcosa nella tua vita. Forse il lavoro non ti dà abbastanza soddisfazione o non ti lascia il tempo per seguire le tue passioni, forse vorresti solo cambiare luogo in cui vivere.
Provo a indovinare: ne hai parlato con gli altri un paio di volte, parenti, amici e colleghi, ma non hanno capito. Ti hanno risposto: “eh, ma cosa vuoi fare? Vuoi mollare le sicurezze, e per cosa? Sei già fortunato ad avere un lavoro… e se dopo non trovi niente, cosa fai? Dai, dai… è meglio avere pazienza.” E tu ci hai creduto. Per un po’, almeno…
Ci sono andato vicino?
Agli “altri” non piacciono i cambiamenti, neanche quando non li riguardano personalmente. Anzi, spesso li ostacolano.
Spero non vi sia mai successo, ma grazie a questo blog ho sentito storie terribili. Genitori che dicono al figlio: “se molli il lavoro puoi fare a meno di tornare in questa casa”. Amici che minacciano di non parlarti mai più. “Tu non ti rendi conto di cosa stai facendo, è mio dovere impedirtelo.”
Ricatti morali belli e buoni, ma… fatti sempre a fin di bene, si intende!
Forse lo farei anche io, se avessi un amico che si sta facendo di droghe pesanti e che ha perso il senno, ma un tizio che semplicemente ne ha le palle piene del lavoro?
Già è assalito da dubbi e insicurezze più che legittime, a questo gli vogliamo aggiungere anche la paura di rompere i legami con le persone care? E così amici e genitori non fanno altro che rendere più robuste le sbarre della sua cella, più alti i suoi ostacoli.
La via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni, si dice, e ci dev’essere un girone speciale per chi dispensa consigli del cazzo a fin di bene.
È per questo che continuo a ripetere che bisognerebbe annullare le voci altrui e restare in silenzio. Gli altri proiettano su di te i loro valori, le loro paure, le loro aspettative. Per loro è importante avere un lavoro sicuro, e si aspettano che anche per te lo sia. Loro avrebbero paura di mollarlo, e si aspettano che anche tu ce l’abbia.
Perché?
Perché altrimenti diventi un dubbio: “e se avesse ragione lui?”
Ma è una domanda pericolosa questa, e gli altri non se la vogliono fare perché poi gli toccherebbe cercare la risposta. O forse perché la conoscono già e sanno che non gli piacerebbe. Perché dovrebbero mettere in discussione tutta la loro esistenza, con il rischio di trovarla mancante.
Ma è difficile giustificare a sé stessi il fatto di aver vissuto una vita insulsa, allora torna pure a fare il tuo lavoro di merda, figlio o amico mio, così gli altri smettono di farsi domande e si sentono più tranquilli.
Tanto poi sei tu che piangi sul cuscino, o di ritorno dal lavoro, o che ti chiudi nel cesso dell’ufficio per non far vedere ai colleghi come stai. Sei tu che passi la vita a sentirti nel posto sbagliato, in mezzo a gente sbagliata, a fare cose sbagliate, mentre eviti di guardarti allo specchio per non notare i capelli bianchi e le rughe che prima non c’erano.
È il prezzo da pagare per la tranquillità degli altri, in fondo.
Bene, caro mio, io avrei un’alternativa da proporti, se ti va di ascoltarmi.
C’è una sola persona al mondo che farà i conti con le tue scelte per il resto della sua vita, e sei tu, nessun altro. Allora la prossima volta che parli dei tuoi dubbi a qualcuno, e questo qualcuno te ne fa venire ancora di più pur di non averne lui, chiedigli:
“E se avessi ragione io?”
Se davvero si potesse vivere senza che il lavoro succhi tutto il nostro tempo e la nostra energia?
Se davvero si potesse aspirare a più soddisfazione e libertà, a una vita semplice, senza tutte le stronzate che vogliono venderci?
Se davvero potessimo raggiungere la felicità, o almeno avvicinarci a sufficienza da esserne contenti… non varrebbe la pena provarci?
Chiediglielo, a quel qualcuno. Chiedi: “e se avessi ragione io?”
Fa che sia lui a restare sveglio sul cuscino, per una notte. Fagli venire i dubbi, tiragli fuori le lacrime.
Dopodiché ignora tutte le voci e fai quel cazzo che vuoi. La vita è tua e di nessun altro.
Photo by Aaron Edwards

Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“