Chilometro 6295 – Giorno 42.
Nell’ultimo mese ho passato le notti in posti molto simili tra loro: piccoli spiazzi in riva al mare o ad un lago, isolati, lontani dalle strade principali, silenziosi. Accendo un fuoco, cucino il mio cibo, ascolto il silenzio, e rifletto. Alcune volte mi sono chiesto se io non stia sprecando il mio tempo, limitandomi a fare ogni giorno sempre le stesse cose, sempre nello stesso tipo di ambiente.
No. Questi luoghi si assomigliano tra loro, è vero, ma ognuno di essi è unico nella sua essenza. Ha il suo carattere, la sua voce, il suo distinto modo di comunicare. Ogni volta io mi avvicino con l’animo dell’esploratore, come se calpestassi terra vergine, tornando per mia stessa illusione a vivere in un mondo in cui non ci siano né mappe né strade. Mentre cerco legna da ardere, o passeggio lungo la riva o nel bosco, annoto nella mia mente i punti di riferimento. Un albero caduto, una roccia coperta di muschio, un’asperità del terreno. Quella è l’unica cartina che possiedo e che vorrò mai possedere.
Tutte le volte, poi, finisco a indulgere nel mio gioco preferito: il naufrago. Immagino quella limitata parte di terra come se fosse una piccola isola, e io ne fossi il solo abitante. Mi immagino a cercare i possibili ripari, le fonti di cibo e di acqua, a costruire rudimentali utensili con quello che raccolgo. Non è facile.
Ieri ho provato a pescare con una lenza improvvisata, senza successo. Poi ad accendere un fuoco senza fiammiferi, e non ci sono riuscito. La natura mi offre cibo e supporto in ogni forma, ma non so come prenderlo o come riconoscerlo. Forse saprei costruirmi un riparo, ma non riuscirei a scaldarmi e a nutrirmi. Come naufrago reale, insomma, probabilmente non sopravviverei una settimana.
È questo che mi sconvolge: l’intera vita di tutti noi dipende direttamente o meno da risorse naturali di cui non conosciamo più nulla. Abbiamo creato una tale distanza tra noi e ciò che ci da la vita, che abbandonati in mezzo alla natura, non riusciremmo a trovare di che vivere. Siamo estranei nel nostro stesso pianeta. Forse è anche per questo che preferisco passare le mie giornate in questi luoghi, e non lo ritengo tempo perso. Voglio tornare ad amare, rispettare e conoscere la vera Madre di tutti noi.
Non voglio più essere un estraneo a casa mia.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“