Nello scorso articolo vi ho parlato della “rotella del criceto“. Quella sensazione di correre e correre, ma senza andare da nessuna parte.
Scendere però fa paura. Dentro avremo pure una vita piatta, ma anche quel tanto che ci basta per vivere. Fuori, invece, niente è sicuro. Non è detto che riusciremo a trovare un altro modo di mantenerci, per esempio. E se poi non riusciamo a pagare l’affitto?
È per questo che “scendere dalla rotella” non è una cosa per tutti. Alcuni preferiranno la sicurezza e la consuetudine. Non c’è niente di male in questo: a ognuno il suo.
Io penso che lo paura di fallire o lo spettro della povertà siano paure molto comuni, ma anche che la loro forza risieda nel loro “essere vaghe”, come fossero ombre indistinta nel buio. “Non farcela” può voler dire molte cose.
Non conoscendo il nostro nemico lo temiamo più del necessario, oppure lo affrontiamo in modo incosciente col rischio di finire male davvero. Ma basta un po’ di luce.
Quando sono tornato dal giro del mondo, nel 2010, era senza lavoro e con pochi soldi da parte, ma non avevo paura. Perché? Avevo fatto un calcolo molto semplice.
Avevo contato tutti i risparmi che avevo da parte: 4000 euro.
Avevo poi calcolato quanto costava la mia vita in un mese, eliminando un po’ di spese inutili, ma senza renderla un inferno: 800 euro.
4000 diviso 800 fa cinque: il numero di mesi che avevo a disposizione per trovare un modo di mantenermi, il mio conto alla rovescia prima di toccare il fondo.
Se non fossero bastati, avrei potuto vendere un po’ di roba inutile che continuo a trascinarmi in casa, e ridurre al minimo le spese, e sarei potuto arrivare anche a un anno.
Allora la domanda non era più: “ce la farò?” ma “ce la farò in cinque mesi, massimo un anno?”
Sì, potevo farcela. Ero sicuro di avere abbastanza tempo per trovare una soluzione, anche una qualsiasi.
Forse ero molto fiducioso delle mie capacità o nelle mie competenze, è vero, ma con i numeri sotto mano ho gettato luce in faccia alla mia paura, ho potuto guardare il mio nemico negli occhi, squadrarlo bene e prenderne le misure. E non mi sembrava più così minaccioso.
Sia chiaro, questo è solo un esempio delle tante cose che si potrebbero fare per esorcizzare le proprie paure.
Il punto è che alla fine ce l’ho fatta davvero.
Chiaramente non è stato tutto facile. Mi sono dovuto impegnare moltissimo, ma proprio perché sapevo di avere un tempo limitato l’ho fatto con più naturalezza. Tre mesi dopo ero diventato un programmatore freelancer che si guadagnava da vivere lavorando quattro ore al giorno, da dove voleva nel mondo. Correvo ancora, ma era tutta un’altra vita.
“Da una rotella all’altra” qualcuno dirà.
No. Dover spendere parte del proprio tempo in cambio di soldi è inevitabile, immagino. Ma quando ne rimane abbastanza per crescere, per diventare grandi e non solo vecchi, e per proseguire lungo il sentiero dei propri sogni, allora per me lo scambio è diventato equo.
È sempre una questione di conti: o li facciamo oggi con le paure, o li faremo domani con il tempo.
Foto di William Warby
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“