Ho paura, mi dice.
Di cosa, chiedo.
Non so… di pentirmi, di fallire… di fare qualcosa di sbagliato. E se poi finisco a fare un lavoro peggiore di quello che ho adesso? O se proprio non ne trovo un altro? A cosa sarebbe servito licenziarmi?
Capisco. Sarebbe come passare dalla padella nella brace.
Esatto.
Quindi, per paura della brace, resti nella padella.
…
Sai, ho sempre amato il monologo di Amleto. Quello famoso, “essere o non essere”.
Che c’entra Amleto?
C’è un passo che mi è sempre piaciuto. Ora, Amleto ce l’aveva fissa con la morte e il suicidio, era una tragedia in fondo, ma basta cambiare la parola “morte” con “cambiamento”. Dice: “ma la paura di qualcosa dopo la morte (il cambiamento) confonde la volontà, e ci fa sopportare i mali che già abbiamo, piuttosto di volare verso altri di cui non sappiamo nulla”. È proprio questo il punto: sopportiamo quello che conosciamo piuttosto di affrontare quello che non conosciamo. Ma perché lo sconosciuto ci fa così tanta paura, te lo sei chiesto?
Perché non ci fidiamo di noi stessi?
Perché non ci fidiamo di noi stessi. Qui c’è quello che conosciamo bene, con cui abbiamo imparato a convivere. Non è perfetto, ok, ma è prevedibile, e sappiamo affrontare il prevedibile. Invece lì fuori è diverso: ci sono tante possibilità, ma anche altrettanti pericoli.
Ma quindi mi stai dando ragione?
Certo che ti do ragione: lì fuori è pieno di pericoli, è vero. Però ti dico un’altra cosa, a cui forse non hai pensato. Questa parte di mondo e di vita che conosci, un tempo, era tutto sconosciuto per te. Quando sei nato, cosa sapevi fare a parte attaccarti a una tetta e ciucciare il latte? Però sei cresciuto, prima con l’aiuto dei genitori, poi da solo, e sei arrivato fin qui. Un pezzo alla volta hai conquistato la tua parte di mondo, strappandolo dallo sconosciuto e rendendolo familiare. Adesso mi dici che hai paura, ma la tua non è paura, è stanchezza.
In che senso?
Sei stanco di combattere e di affrontare sfide. Perché qui finalmente ti sei creato un piccolo rifugio, la tua zona di confort. Qui conosci la vita, la morte e i miracoli di tutto e tutti, e ti puoi riposare. Lì fuori no. E allora ti sei creato questa bella scusa: ho paura. Ho paura di affrontare lo sconosciuto, ti dici, quando in realtà lo sai anche tu che è una cazzata, perché non hai fatto altro per tutta la tua vita. Allora dì le cose come stanno: non hai paura di pentirti, non hai paura di fallire. Perché anche quando ti sei alzato dal tavolo e sei andato a chiedere il numero di telefono a quella sconosciuta che poi è diventata la tua ragazza, e magari la tua futura moglie, potevi fallire ma lo hai fatto lo stesso. Quando ti sei messo la tua cravatta più bella e sei andato a fare il colloquio per trovare il tuo bel posto di lavoro, potevi fallire o pentirti ma lo hai fatto lo stesso. Nella tua vita hai già fatto milioni di cose che potevano fallire o andare storte, ma le hai fatte lo stesso. Quindi non venirmi a dire che adesso hai paura di fallire, che pensi di non essere più in grado di affrontare lo sconosciuto. Perché lascia che te lo dica: è una cazzata. Sei più in grado di affrontare lo sconosciuto adesso di quanto tu non lo sia mai stato prima. Allora mettiti davanti a uno specchio, guardati in faccia e dì a te stesso la verità: sono stanco, non ho più voglia di combattere. Non c’è niente di male in questo. Non ti sto giudicando, sai? La vita è tua e hai assolutamente tutto il diritto di farne ciò che vuoi. Vuoi fermarti qui, perché sei stanco, d’accordo. Se va bene a te va bene a tutti. Ma assicurati che ti piaccia, qui dove sei, perché ci rimarrai per un bel pezzo. Se oggi sei solo stanco, domani sarai anche debole. Quella che tu oggi chiami paura, domani diventerà prima abitudine e poi convinzione. Ti convincerai da solo di aver sempre avuto paura, e quella che oggi è solo una scusa per non alzare il culo dalla sedia, domani sarà un paletto che non avrai più la forza di estrarre, un bel palo a cui restare attaccato, con giusto un paio di metri di catena per pisciare intorno. Resterai bloccato qui dove sei, per sempre. Ripeterai a tutti: “sto bene qui, mi piace”, ma la realtà è che non avrai più scelta. Perché hai rinunciato ad averne. Hai rinunciato a sconfiggere quella paura quando potevi, quando ne avevi sia l’esperienza che la forza. Perché “eri stanco”. Quindi datti una bella occhiata attorno, prima di sederti del tutto, perché quello che hai adesso è tutto quello che avrai, per sempre.
…
…
Ti odio, lo sai?
Non sei il primo che me lo dice.
Photo by: Josep Tomàs
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“