È così che ci si sente.
I muscoli sono tesi e fanno male, gli occhi bruciano, il riposo è difficile, ed è proprio alla notte, quando la bocca dello stomaco si contorce come un brutto serpente e il soffitto non ha intenzione di sparire dalla tua vista, che finisci per alzarti e ripetere a te stesso che non vedi l’ora di salire su quell’aereo, inviare quella lettera, fare quel discorso, premere quel pulsante, partire.
È l’inizio di ogni grande avventura.
Tra qualche giorno uscirà il mio libro. Ci ho dedicato quasi un anno della mia vita. Alle spalle non ho solo montagne di parole, ma mesi di calcoli, regole, ottimizzazioni, ingombri, pesi, trattative. È una sensazione che conosco già. Cinque anni fa, prima del giro del mondo che mi ha cambiato la vita, è stato esattamente lo stesso.
Quella volta non avevo la più pallida idea del perché io avessi uno zaino sulle spalle e un biglietto in tasca. Oggi invece so perfettamente cosa sto facendo e dove voglio andare.
La cosa buffa è che so come sono arrivato qui, ma non ho idea di cosa accadrà dopo. Ci penso spesso, ma non sono capace di immaginarlo. Lo so che bisognerebbe vivere il presente e gustarsi il momento, ma non ci riesco. Questa volta è qualcosa di troppo grande, e la tentazione di guardare avanti è troppo forte. Però non vedo niente.
Tra me e il resto del mio sentiero c’è una marea di lettori.
Tra me e loro, le mie parole che già stanno viaggiando.
So per certo che qualcuno piangerà a leggerle, perché io ho pianto scrivendole.
Qualcuno riderà, perché io ho riso.
E qualcuno si emozionerà, perché tra quelle pagine c’è la vita di un uomo.
Sono parole che avrei voluto leggere, cinque anni fa, ma non esistevano. Motivo in più per essere fiero di averle scritte.
Arrivo a quest’appuntamento con una certezza: non potevo fare più di così. In questo progetto ho messo tutto quello che avevo e che potevo dare. Non potevo passare più notti insonni, non potevo fare calcoli più esatti, non potevo generare pensieri migliori. Forse avrebbe potuto riuscirci qualcun altro, ma non io.
È un pensiero consolante.
A qualcuno sembrerà strano, ma questo mi permetterà di affrontare un eventuale fallimento con serenità. Anche delusione, certo, ma non ci saranno rimorsi, non potrò dire a me stesso: “potevo fare di più”. No, non potevo. Se non funzionerà, allora non era in mio potere farlo funzionare. È una cosa che posso accettare.
Però potrebbe anche andarmi bene.
Potrei riuscire ad aprire di fronte a me un sentiero, un altro tratto della lunga strada che sto percorrendo. Forse potrei fare un altro passo verso la mia personale felicità. E anche questo è un pensiero consolante.
Ma per adesso me ne torno a letto, a fissare il soffitto, e a ripassare ancora una volta i dettagli di un piano che conosco a memoria da mesi.
Questo non è solo un libro, ma l’inizio di qualcosa. Di una grande avventura, forse. In ogni caso, sarà uno di quegli eventi che avrà il potere di cambiare il corso dell’esistenza di un individuo.
E io non vedo l’ora di viverlo, tutto, fino in fondo.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“