Era il 9 novembre 2009. Quattro anni fa, un secolo fa.
La crisi economica aveva da poco investito il mondo occidentale, il pessimismo iniziava a dilagare come un incendio, e io mi ero appena licenziato da un lavoro a tempo indeterminato. Ingegnere informatico nel campo della robotica industriale: il classico “lavoro sicuro”, appetibile al principio, velenoso dopo poco.
Contro il buon senso e il parere di tutti, avevo scelto di prendermi sei mesi di tempo, e in quella parentesi di vita e di libertà che mi ero ricavato a forza, avevo programmato un viaggio attorno al mondo.
Spinto da un “inesplicabile imperativo interiore”, per usare le parole di Bill Watterson, avevo comprato uno zaino e lo avevo riempito.
Avevo anche iniziato un piccolo sito internet, un blog dove raccontare la mia esperienza agli amici. Si chiamava “Wandering an Incredible Life“, un nome scelto con licenza poetica per giocare con le iniziali del mio soprannome. Significa: “vagando una vita incredibile”.
Quel blog non esiste più ormai, ma gli articoli originali non sono andati perduti. A rileggere oggi le parole che scrissi allora, mi vengono ancora i brividi. A sapere come sono poi andate le cose, a sapere che quel giro del mondo sarebbe diventato il secondo dei miei sette passi, mi salgono le lacrime agli occhi.
Era il 9 novembre 2009, quattro anni fa, un secolo fa.
Questo è quello che scrissi quel giorno.
Numeri, cifre, orari, date, chilogrammi, centimetri cubi, litri, euro, dollari, pounds, yen… e poi: numeri di telefono, codici cifrati, documenti, medicine, vaccini, polizze, programmi frequent flyer, miglia, bonus… e poi: comparazione di tende, sacchi a pelo, fotocamere, scarpe, vestiti…
Ormai da settimane sono assalito quotidianamente da un’enormità di informazioni, eppure mi difendo con una discreta tranquillità, quasi dotato di una innaturale freddezza, come se tutta questa mole di dati non riguardasse me. Come se a partire domani non fossi io, ma qualcun’altro.
Poi mi fermo, e smetto finalmente di riflettere. Lascio andare l’immaginazione.
Sono solo, a pochi passi dal bordo di una scogliera, altissima. Sotto di me il mare che si infrange placido. Il vento che ride sulla mia pelle. E per ogni decisione che prendo, faccio un passo avanti, verso il salto vertiginoso.
Decido quanto stare via. Sei mesi. Un passo.
Decido le destinazioni. California, Patagonia, Isola di pasqua, Hong Kong, Thailandia, Giappone, Cina, Nuova Zelanda, Australia. Un passo. Beh, forse un paio.
Decido i tempi, i modi, l’equipaggiamento. Un altro passo. E un altro ancora.
Ed ora sono veramente sul bordo. Tuffarsi da questa scogliera, che adesso sembra dannatamente più alta, sarà forse un gesto sconsiderato, ma irrinunciabile ormai. Immergersi a fondo in quel mare sconosciuto sarà un’esperienza unica, vitale, irripetibile.
Qui, ad un solo passo dal tuffo, tutte quelle cifre e quei numeri diventano improvvisamente più tangibili, più forti, mi afferrano lo stomaco, mi accorciano il respiro, pulsano nelle mie vene e attraverso il mio sangue mi ricordano che sono vivo, che domani inizia il più grandioso viaggio della mia vita, e che quella che sento scivolare fredda sulla mia schiena non è paura, ma l’eccitazione che prelude a una grande impresa.
Il vento quassù è fresco e piacevole. Chiudo gli occhi e lo respiro a fondo. Sorrido.
E faccio l’ultimo passo. Domani inizia il giro del mondo.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“