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THE END

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Oslo, ovvero perché odio le città ma amo gli artisti di strada (con video)

Tempo di lettura stimato : 1 minuto

Non mi piacciono le solite strade centrali, i soliti negozi di abbigliamento delle solite marche, dove entrano ragazze dalla solita espressione snob.

Chilometro 2371 – Giorno 12.

Confermo la mia sanguigna e istintiva antipatia per le grandi città. Sono seduto su una panchina del parco che circonda il palazzo reale, e ne apprezzo pure il relativo silenzio e l’atmosfera vagamente selvaggia, ma mi rendo conto che Oslo, come tutte le città cosmopolite che ho visitato in passato, mi da una cupa e persistente sensazione di tristezza e solitudine. Forse la compagnia di qualche amico mi gioverebbe ora, e devo anche ammettere che ho dedicato poco tempo all’esplorazione della città, limitandomi a girovagare senza una metà particolare per qualche ora appena. Però sembra che queste città non siano proprio della mia portata.

artista-strada-WanderingWilNon mi piacciono le solite strade centrali, dove si trovano i soliti negozi di abbigliamento delle solite marche, e dove entrano ragazze dalla solita espressione leggermente snob. Non mi piacciono le solite architetture moderne e ostentatamente ricercate, tanto poco integrate nel contesto, quando semplici da dimenticare. Non mi piacciono le espressioni tese dei passanti che evitano il contatto visivo, troppo impegnati ad ascoltare musica dai propri auricolari sproporzionati e alla moda. E non mi piacciono gli sguardi da predatore degli abitanti dei quartieri poveri e degli immigrati, dove non riesco a camminare sentendomi del tutto al sicuro.

Questo parco è bello, certo, ma che senso ha un parco, quando in qualsiasi direzione troverei migliaia di chilometri di mare e laghi e boschi e montagne, tutti autentici?

Niente da fare, non sono un cowboy urbano, e credo non vorrò mai esserlo. Io mi sento meglio in contesti più piccoli, più umani, più autentici. Soffro meno la solitudine quando sono veramente da solo, che quando passeggio in mezzo alla folla di una città.

E poi, diciamolo pure: la globalizzazione, pur con i suoi lati positivi, ha rotto veramente le scatole. Dov’è l’anima autentica della Norvegia? dove sono le tradizioni, la cultura locale, il cibo tipico? Non qui.

Per fortuna che ci sono gli artisti di strada… almeno loro un sorriso me lo strappano sempre con facilità.

 

È uscito il mio nuovo romanzo!

THE END

Thriller distopico

Abiti in un mondo perfetto, vivi una vita lunghissima, muori il giorno prestabilito. Ma se scoprissi che il prezzo da pagare è altissimo?

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Sulla Strada Giusta

Il viaggio è negli occhi, nel cuore e nella testa, e non finisce mai.

Da una scogliera a picco sul Mar Glaciale Artico, un uomo respira finalmente la libertà. Intorno ha solo il silenzio e davanti l’orizzonte, infinito e limpido. Appena qualche mese prima non l’avrebbe mai creduto possibile. Aveva trentun anni e un lavoro stabile: il sogno di molti, ma non il suo. Così un giorno ha detto basta e si è messo in cammino su sentieri sconosciuti, per cercare una risposta ai confini del mondo, senza ancora sapere se quello alla vita di prima sarebbe stato un arrivederci o un addio. Dal Sudamerica a Budapest, dall’India alla Scandinavia, tra paesaggi mozzafiato e momenti di intima condivisione, Francesco vive esperienze inattese che gli mostrano chi è davvero, un giorno dopo l’altro. Lontano da casa o tra la propria gente, l’importante è mettersi in gioco. Dopo il successo del blog Wandering Wil e i tantissimi lettori incontrati in Rete, Francesco Grandis è riuscito nell’impresa di pubblicare la sua storia. Sulla strada giusta è un “urlo nel silenzio” per svegliarci dal torpore della routine e ricordarci che se non insegui la felicità non avrai chance di trovarla.

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Sulla strada giusta
Il libro di Francesco Grandis

THE END – Il mio nuovo romanzo

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Wandering Wil

Francesco Grandis
Francesco Grandis, in arte Wandering Wil. Vagabondo del mondo e della vita dal 2009, ma solo part time. Ex ingegnere, ex programmatore nomade, oggi scrittore esordiente e padre.
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