Da qualche giorno, cioè da quando ho lasciato Oslo, sto pernottando nei luoghi più isolati che riesco a trovare girando in auto. Da qualche parte lungo piste sterrate che nascono ai lati di stradine laterali di strade secondarie, colleganti paeselli di venti trenta case e un negozietto, tagliati fuori dal traffico delle vie di scorrimento principali. La quiete è indisturbata da rumori umani: qui la compagnia mi arriva dal canto degli uccellini, dal ronzio delle api e delle troppe zanzare, dalle formiche che esplorano incessantemente. E sotto gli occhi distratti di questa compagnia, da cui non mi sento affatto giudicato, faccio cose inusuali, strane. Ieri camminavo lungo la strada con un piatto e una forchetta in mano, mangiando lentamente le polpette norvegesi piccanti e le carotine che mi ero cucinato. Oggi ho fischiettato forte qualche melodia, cantato, improvvisato qualche passo di tango con addosso pesanti scarpe da montagna. Sono sicuro che se qualcuno mi avesse visto, sarei sembrato quantomeno un po’ bizzarro, ma nessuno mi vede qui, perché preoccuparsene?
Però allora mi chiedo: cosa fanno gli uomini, quando nessuno li vede? Al chiuso delle loro stanze, o in una tenda piantata nel deserto, quali sono i lati del carattere che liberano, cosa sprigionano, cosa riescono a diventare, o piuttosto, cosa tornano a essere? Chissà quanta energia è trattenuta, quanta creatività o semplicemente quanta genuina e innocente follia è nascosta fino al momento in cui ci si sottrae dall’altrui sguardo.
Questa domanda si può fare anche al contrario. Perché è così terribile il giudizio degli altri, perché il peso che ne percepiamo è così grande che ci impedisce di fare cose naturali, certo inusuali ma che pure non hanno niente di offensivo, come -che so- fischiettare forte per strada o mangiare il proprio pranzo comodamente seduti alla panchina di una fermata dell’autobus, o qualche altra innocente sciocchezza.
Non è triste che gran parte della nostra natura sia bloccata dallo sguardo dei nostri “simili”? Che così si chiamano proprio perché sono simili a noi, potenzialmente con le nostre stesse energie e idee e desideri.
Non so dare una riposta. Posso solo cercare di ricordarmi delle domande, in futuro. Dovessi mai vedere un uomo che a occhi chiusi canta e balla in mezzo alla strada, lo ammirerò invece di criticarlo, perché molto probabilmente, lo farei anche io.
E adesso vado a cantare “Strangers in the night” agli alberi.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“