Vado dall’altra parte del mondo a scoprire me stesso, dice un ragazzo con lo zaino sulle spalle che potrei benissimo essere io, ma anche no.
“Scoprire”… qualche volta penso che sia il verbo sbagliato. Proviamo con “liberare”, vediamo cosa viene fuori: vado dall’altra parte del mondo a liberare me stesso.
Suona bene.
Perché in fondo non scopri proprio niente: sei sempre stato tu e lo hai sempre saputo, e se vai dall’altra parte del mondo sai già chi incontrerai, quale versione di te stesso troverai.
Oh, puoi anche tornare con la faccia di chi ha avuto la rivelazione e ha scoperto il segreto della vita e dell’esistenza e della felicità e di quello che vuoi, ma la realtà è che torni libero quando prima non lo eri. Eri sepolto da qualche parte, sotto una montagna di idee sbagliate, convinzioni altrui, giudizi superficiali. Eri sotto un Everest di cazzate, poveraccio.
La faccia con cui torni è quella di chi si è disseppellito e ha sciolto le sue catene, perché chi eri lo sapevi già: quello che doveva andare dall’altra parte del mondo per ricordare a te stesso di essere, e di essere sempre stato, quello che va dall’altra parte del mondo. Il viaggio è stato solo un timbro che vale quanto il pezzo di carta su cui lo metti: non sei andato da nessuna parte, semmai sei uscito fuori.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“
Poi capita che la vita ti rimetta dentro: lo zaino è finito in armadio e tu sei finito davanti al solito computer, alla solita scrivania, a fare qualcosa che somiglia molto alle solite cose, e qualche volta senti persino il peso delle solite catene che ti eri tolto dalle spalle tanto tempo fa. Ma ormai tu sei tu, quello che sei sempre stato, anche prima di “scoprirlo”, anche prima di esserti liberato.
E così metti la tua musica preferita, chiudi gli occhi e cerchi di nuovo quella sensazione che sai essere dentro di te, da quella volta che sei tornato con la faccia di chi ha avuto la rivelazione e ha scoperto il segreto della vita e dell’esistenza e della felicità e di quello che vuoi, ma in realtà eri solo tornato libero. E la trovi, quella sensazione, grezza e potente come non mai, come se non avesse aspettato altro, la afferri e la butti sui tasti, la trasformi in parole e trasformi le parole in storia, accompagnato dalla tua musica preferita e dalle tue lacrime preferite. Danzate di nuovo assieme, tu e quella sensazione e quella musica e quelle lacrime, e quando l’incantesimo finisce, quando la marea si ritrae, scopri cos’hai lasciato sul foglio, cos’hai scritto.
Ma lo sai già, in fondo, perché quello che hai scritto è che sei ancora, e nonostante tutto, quello che sei sempre stato: un uomo libero.
Foto di Andrea Floris
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“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“