Uno scopo, un senso di prospettiva: a volte è questo quello che mi manca.
So bene che ovunque ci sono persone che si accontentano degli scopi più basilari: sopravvivere, ad esempio. Hai di che mangiare? Un posto dove vivere? Qualcosa o qualcuno con cui passare il tempo? Ecco, allora è sufficiente, e pazienza se il processo si ripete ogni giorno uguale al precedente e, con ogni probabilità, anche al successivo. Ci si accontenta che un giorno ci sia la nebbia, così si può dire: “che schifo, c’è la nebbia”, o che in un altro giorno ci sia il sole, così si può dire: “che bella giornata, c’è il sole”. Poco o nulla delle tue giornate dipende dalle tue azioni, ma va bene così: attendere che qualcosa cambi da solo è un’attività confortevole, perché costa poca fatica, e ancora meno responsabilità.
Ma io non sono così. I momenti peggiori della mia vita sono quelli in cui troppa parte delle mie giornate dipende da qualcuno o qualcos’altro. Quelli in cui faccio… cose, senza sapere quale sia lo scopo del farle, uno scopo che sia diverso dal semplice sopravvivere e tirare avanti.
Ho bisogno di un mattone, e di un posto dove appoggiarlo, perché nella mia testa c’è già un castello. Ho bisogno di un buon paio di scarpe, e di una strada che non so dove va, perché nella mia testa la sto già percorrendo per scoprirlo. Poi magari non costruirò il castello, né percorrerò la strada misteriosa, ma almeno nella mia testa c’era uno scopo a dare senso alle mie azioni.
Respirare non mi basta.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“