D’accordo, è stato l’istinto a spingermi, ma come sono arrivato al quel tempio, con un libro in mano, a ricevere la domanda che mi avrebbe cambiato la vita?
L’intera storia di quel “appuntamento con la luce” inizia molto tempo fa, subito dopo la mia laurea. Avevo trovato un lavoro che mi costringeva a viaggiare molto e a rimanere da solo per lunghi periodi. Non mi dispiaceva, inizialmente, ma ero obbligato a estenuanti trasferte in diverse fabbriche, posti squallidi e opprimenti, e negli anni ho accumulato stress fin quasi allo sfinimento e alla perdita della salute. Da un lato quel lavoro aveva fortificato in me una certa autonomia economica e caratteriale, dall’altro mi aveva spinto con violenza nella direzione che dovevo prendere: terrorizzato dall’idea di rimanere imprigionato in una vita arida e deprimente, è stato molto facile per me fare il salto, e mollare tutto.
Ma che fare una volta rinunciato al lavoro? Avevo bisogno di una lunga vacanza per riprendermi, ma dove andare, quando avevo tutto il mondo ancora da esplorare? In quella parentesi di tempo che mi ero creato per me stesso, mi sembrava di avere un’opportunità irripetibile, e non volevo sprecarla. Stavo entrando in ansia da decisione: troppa offerta e solo un acquisto a disposizione.
Indeciso sul da farsi, è stata determinante la presenza di un mio caro amico che, molto esperto di tutto ciò che è legato all’ambiente dei voli aerei, mi ha messo a conoscenza di un modo relativamente economico di fare il giro del mondo, il biglietto “Round The World”.
Ho sempre avuto una istintiva curiosità verso i luoghi lontani, e all’epoca dei fatti non avevo alcun amico che avrebbe potuto o voluto accompagnarmi, quindi “perchè no?” mi son detto. Era una bella sfida, certo, ma mi sembrava che un simbolico viaggio attorno al pianeta fosse proprio ciò di cui avevo bisogno per cambiare pagina.
Quanto avevo ragione…
Così, con le mille opportunità a mia disposizione dopo essermi licenziato, ho scelto proprio di fare il giro del mondo in solitaria. Ovvio, a ripensarci adesso! Io non lo potevo sapere, ma la strada per arrivare a quel tempio era ancora molto lunga, e a quell’appuntamento, io ci dovevo arrivare da solo.
Sono partito un giorno sereno di Novembre: zaino in spalla, gli occhi sorridenti e lucidi per l’emozione, e senza la più pallida idea di cosa stavo facendo. E’ stato il mio salto nel vuoto.
Le prime settimane sono state parecchio dure: non mi ero abituato alla vita da ostello, che fino ad allora mi era stata del tutto sconosciuta, e mi costava moltissimo fare nuovi amici. Quando riuscivo finalmente a conoscere qualcuno, era già il tempo di salutarlo, e io rimanevo di nuovo solo.
La solitudine è tremenda a 10000 km dalla prima faccia amica, credetemi.
Dopo l’arrivo in Sud America, però, qualcosa è cambiato: ho cominciato a sentirmi a mio agio. E’ accaduto quasi senza che io me ne accorgessi, ma ho imparato ad adattarmi, a essere più disinvolto e socievole. Sono diventato in breve tempo il viaggiatore che volevo essere, e ho scoperto la gioia della libertà, delle nuove amicizie, delle diversità. Tutto era semplice. Il mio morale non poteva essere migliore. Mi sembrava di aver trovato la mia vera casa lungo le strade del mondo. Ero raggiante.
Poi, la caduta.
Lascio il continente sudamericano. Sbarco in Thailandia e sprofondo. Crollo dell’umore. Verticale.
Senza apparente motivo, passo in pochissimi giorni dallo stato di esaltante euforia ad un profondo malessere. La sproporzionata differenza, assolutamente inspiegabile, mi precipita in un baratro.
Angosciato, inizio a cercare un senso a quello mi sta accadendo, ma non lo trovo. Inizio a dubitare dello scopo dell’intero viaggio.
Sono a Bangkok. Passo la prima settimana a girovagare tutto il giorno, senza compagnia. Ogni sera vado in uno dei vari squallidi localini di cui questa città è ricolma, bevo troppo, e attacco bottone con i primi turisti che incontro, ma sono amicizie che non sopravvivono alla notte, e ogni mattina seguente sono ancora solo, intontito, spaventato, senza direzione.
Dov’era finita la mia serenità, la mia gioia, i miei amici?
Che cosa diavolo mi stava succedendo, maledizione?

Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“