A volte nella vita l’istinto ci spinge con forza in una direzione che non comprendiamo con la mente.
E’ una pulsione potente e irrazionale, che arriva da qualche profondità sconosciuta del nostro animo, e abbatte come un ariete impazzito ogni obiezione, ogni paura, ma anche ogni senso logico.
Spesso capiamo in modo più lucido la vera ragione di quel gesto solo dopo averlo compiuto. Il motivo per cui abbiamo fatto quello che sembrava a tutti, noi compresi, come una pazzia, ci appare finalmente evidente, come se fosse la cosa più naturale del mondo. “E’ normale”, pensiamo, “era ovviamente per questo che ho l’ho fatto”. Ma la realtà è che non lo sapevamo per niente, prima.
Sembra quasi che l’istinto, come un sensore primitivo ma molto sensibile, sia in contatto con qualcosa che la nostra intelligenza umana ancora non è in grado di definire. Non sto parlando di destino, o di progetti divini, o di macchinazioni dell’universo, ma c’è qualcosa di veramente inspiegabile nell’anticipo con cui l’istinto afferra cose che la razionalità non comprende ancora.
Io ho avuto questa stessa sensazione quando sono partito per il mio giro del mondo. Un’autentica pazzia per tutti, me compreso. In piena crisi economica mi ero licenziato da un posto di lavoro sicuro, e poche settimane dopo avevo preso la decisione di viaggiare attorno al pianeta, da solo. In quei giorni obbedivo a una spinta interiore che non riuscivo a spiegare nemmeno a me stesso, figurarsi agli altri, ma sentivo di dover andare avanti.
Solo dopo alcune settimane dal mio ritorno a casa, quando sono finalmente riuscito a osservare da lontano e con freddezza il quadro completo di quello che mi era successo, ho potuto comprendere l’incredibile disegno in tutta la sua ampiezza e complessità: una serie curiosa di eventi mi aveva portato dall’altra parte del globo a trovare quella che tutt’oggi chiamo una “illuminazione”, e la mia vita ne era stata sconvolta, cambiata per sempre.
Ci sono stati dei giorni in cui avrei voluto credere che io fossi destinato a quegli eventi, ma in realtà faccio fatica a pensare a un libro dei tempi, in cui è già scritto il fato di noi esseri umani. In seguito quindi ho preferito credere che fossi “pronto” per quella scoperta interiore, e che la mia volontà istintiva avesse tirato le fila dell’universo per far si che io potessi arrivare al mio appuntamento con la luce. O ancora, più banalmente, forse sono io ad aver trovato un significato a posteriori di una serie di casualità molto fortuite.
Davvero non so qual è la verità, e forse non mi interessa nemmeno andare a fondo sulla questione. Quello di cui mi sono convinto invece, è che tutto accade per un motivo, e che sta a noi scoprirlo e accettarlo.
Solo così posso giustificare a me stesso la sconvolgente serie di vicende che mi ha portato, il 117° giorno del mio viaggio attorno al mondo, in un tempio di Bangkok, con un libro in mio possesso, il quale libro mi ha permesso di parlare con una persona, la quale persona mi ha proposto una domanda.
Quella domanda, e la risposta che ne ho dato, mi hanno cambiato la vita per sempre.
Quello era l’appuntamento con la luce che l’istinto mi aveva preparato, prima ancora della mia partenza.
Il breve scritto, intitolato “Il tempio, il libro e la domanda” è il racconto di quegli straordinari giorni per come li ho vissuti io.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“