Sendel se ne andò dopo tre giorni. Nonostante la desolazione causata dal Grande Attacco, il vecchio era riuscito a procurare cibo a sufficienza per nutrire il ragazzo finché non ebbe recuperato le forze. Non solo. Prima che se ne andasse, Toman gli diede anche un piccolo sacco. Conteneva scorte di cibo: del formaggio, una manciata di noci e mandorle, qualche striscia di carne secca e una fiasca di vino fatto in casa. Erano sufficienti per qualche giorno di viaggio.
“Non è molto, ma è tutto quello che sono riuscito a procurarti. La gente qui intorno ha perso molto, ma hanno voluto aiutarti. Attento al vino: ha un sapore orrendo ma ti terrà caldo. Non berne troppo alla volta però, o ti manderà lo stomaco in aceto.”
“Certo, signore, grazie. Avete fatto moltissimo. Vi sarò eternamente grato, ma… non dovevate.”
“Fa silenzio! Non ho tutti questi calli sulle mani per farmi dire da un ragazzino cosa devo o non devo fare! E ora stammi ad sentire… ti ho trovato anche questa vecchia casacca. È molto calda. Ti è grande, ma tanto meglio, la puoi usare come coperta.”
Il vecchio si interruppe, notando lo sguardo del ragazzo.
“Senti, noi siamo gente povera, siamo ignoranti, ma a spaccarci la schiena un inverno dopo l’altro una cosa l’abbiamo imparata bene: ad aiutarci. Quando al vecchio Orota, che riposi in pace, ha preso fuoco la casa, ognuno di noi ha mollato tutto ed è corso con un secchio, anche con il pitale, chi ne aveva uno, e ha combattuto contro il fuoco. Quando la moglie di Gregast ha avuto problemi con il parto, tutte le nostre donne erano lì a far bollire stracci e lenzuola. Ci hanno messo una settimana a far andare via le macchie di sangue, ma alla fine i suoi gemelli sono nati, e ora sono forti e lavorano la terra. Qui funziona così. Ognuno aiuta l’altro perché la prossima volta potrebbe essere lui ad avere bisogno di aiuto.
E ora ci sei tu, ragazzino. Hai perso tutto, sei stato aggredito, sei un fuggiasco, e stai cercando la tua fidanzata. Potrebbe essere una delle nostre figlie o delle nostre mogli. È una grande cosa quello che stai facendo. Nessuno partirebbe con te, puoi scommetterci, ma tutti qui vogliono che tu ci riesca, e hanno dato quello che potevano per aiutarti, anche solo una noce. Quello che fai… è qualcosa che dà speranza. Un giorno tu tornerai, e ti ricorderai di noi e di questa terra. Forse ti fermerai qui, con i tuoi figli, e lavorerai i campi in cui il vecchio Toman starà riposando. È un buon motivo per aiutarti, figliolo. È un dannato buon motivo per aiutarti.”
Il cuore di Sendel aveva sobbalzato alle parole: “fidanzata” e “figli”, ma ora osservava il vecchio con attenzione. C’era qualcosa che era rimasto non detto, nascosto dietro quei liquidi occhi chiari, ma non chiese.
“Torniamo a noi. Freder mi ha dato persino questo, ha detto che ti salverà la vita” e tirò fuori dal sacco un largo coltello da caccia, dalla lama lunga almeno due palmi. “Non ho idea di come se lo sia procurato e come mai abbia deciso di dartelo, certo che è un gran bel coltello. Abbine cura.”
Era davvero un ottimo coltello. Il tempo aveva lasciato tracce scure sul legno dell’impugnatura, ma la lama era ancora affilata, con poche sbrecciature, e la punta era micidiale.
“Meglio che lo nascondi sotto i vestiti, quello. Potrebbero volertelo rubare. Ora va, si fa tardi e hai un sacco di strada da fare.”
Sendel nascose il coltello sotto la camicia, sulla schiena, poi mise tutto il resto dentro il sacco, e controllò il nodo con cui teneva la spada di legno al fianco.
“Grazie di avermi insegnato quel nodo, signore. Ora non avrò più problemi a estrarla.”
“Usala il meno possibile, figliolo. Le spade portano solo guai, anche quelle di legno.”
“Si, signore. E grazie di tutto quello che ha fatto per me.”
“Si, si certo. Ora va. Ti ricordi? Filare di alberi, ruscello…”
“… spiazzo, masso, croce. Sì, me lo ricordo. Grazie ancora!”
“Piantala di ringraziarmi, e va.”
“Saluti sua moglie e tutti gli altri da parte mia!”
“Lo farò, ora te ne vuoi andare o devo andare a prendere il forcone?”
“Grazie ancora!” disse Sendel, mentre trotterellava sul prato che conduceva agli alberi. Poi si fermò a guardare il vecchio che era rimasto sulla soglia di casa. “Tornerò, lo prometto!” e corse via.
Il vecchio lo osservò a lungo, finché gli occhi non riuscirono più a distinguerlo. Un’ombra passò sul suo volto. Per un attimo gli era parso che due immagini si fossero sovrapposte alla sua vista: il giovane che correva via, e il lontano ricordo di un‘epoca passata.
“Lo spero, figliolo. Lo spero…”
Poi rientrò in casa, chiudendo la porta dietro di sé.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“