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I sogni sono una cosa serissima

Tempo di lettura stimato : 2 minuti

Quand'è che abbiamo stabilito che seguire i propri sogni è sbagliato, e che è meglio dedicarsi a "qualcosa di più serio"? I sogni sono una cosa serissima.

child-rocket-wandering-wilCredo che almeno una volta sia capitato a ognuno noi di fantasticare su qualcosa, quando qualcuno, puntuale, ci ha interrotto con un: “Eh, ma quelli sono solo sogni, lascia stare…”

Quando, di grazia, abbiamo stabilito che inseguire i propri sogni è sbagliato, e che è meglio dedicarsi a “qualcosa di più serio”?

I sogni sono una cosa serissima.

Quando eravamo bambini ci hanno raccontato storie di avventura, di viaggi, di eroismo. Abbiamo letto libri in cui i protagonisti erano sempre coraggiosi e non si fermavano di fronte a nessun ostacolo. E abbiamo sognato di viaggiare, di navigare e di volare.

Poi quando siamo cresciuti, ci hanno insegnato che la vita è diversa, che bisogna sapersi accontentare, e che ci sono strade più sicure. Economia e commercio, magari.

Ad un certo punto della nostra vita, il “buon senso” ci ha spogliato della magia di cui ci eravamo innamorati, e ci ha privato dei sogni che stavamo coltivando con amore infantile. Ci ha inaridito.

Questa è crudeltà. Inseguire i sogni non è sbagliato.

È sbagliato non imparare il valore dell’impegno, semmai. Nei libri delle favole tutto è semplice, mentre la realtà non lo è, questo è vero. Leggendo un libro possiamo sempre sperare nel lieto fine, nella vita invece non possiamo darlo per scontato. Allora, quando cresciamo, il “buon senso” dovrebbe renderci partecipi del quadro complessivo, non escluderci da esso. Dovrebbe insegnarci che la vita è dura a volte, e che per raggiungere i propri sogni non basta semplicemente voltare una pagina. Bisogna percorrere un lungo sentiero, che spesso è duro e impervio. Serve tanta determinazione.

Ho sentito la storia di un genitore che di fronte alla richiesta del figlio di provare una certa strada artistica (non ricordo se musicale o teatrale) fece con lui un accordo. Il ragazzo aveva un anno di tempo per riuscire a dimostrare qualche buon risultato. Per l’intera durata dell’anno, il padre avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per aiutarlo nella realizzazione del sogno. Lo avrebbe portato ai corsi, ai provini, tutto ciò che era necessario. Se alla fine dell’anno il ragazzo non avesse ottenuto i risultati sperati, allora avrebbe seguito i consigli del padre e avrebbe preso una strada “più sicura”. Ma se ci fosse riuscito…

Io ammiro quel padre. Non conosco il finale di questa storia, ma sono certo che comunque si sia concluso l’anno, quel ragazzo avrà capito che ogni eroe ha le sue cicatrici. Non si vince una battaglia senza qualche botta sull’armatura. La grande lezione è che:

‘Possibile’ non significa ‘facile’, ma ‘difficile’ non significa ‘impossibile’

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Il “buon senso” dovrebbe insegnare questo, non a chinare il capo di fronte alle difficoltà! Che razza di uomini saremo mai, se impariamo ad arrenderci ancora prima di cominciare?

Certo, per alcuni di noi il tempo è passato, tante cose sono cambiate, e se davvero volevamo fare gli astronauti forse non siamo proprio più in tempo, anche volendo.

Peccato.

Ma quando sognavamo lo spazio, non stavamo pensando forse alla scoperta, a volare, alle stelle?

Allora facciamo questo, finché ci è ancora possibile! Partiamo per un viaggio, prendiamo un brevetto di volo, arrampichiamoci su una montagna e sfioriamo il cielo con un dito! Riprendiamoci il nostro sogno, anche se ne fosse rimasto solo un pezzetto!

Ci è forse vietato? E da chi, se non da noi stessi?

Ci hanno convinto a chiudere in prigione i nostri sogni, ma ogni singolo giorno commettiamo il grande errore di credere che le chiavi di quella gabbia siano in mano a qualcun altro.

È uscito il mio nuovo romanzo!

THE END

Thriller distopico

Abiti in un mondo perfetto, vivi una vita lunghissima, muori il giorno prestabilito. Ma se scoprissi che il prezzo da pagare è altissimo?

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Settembre 4, 2014 - Scelte

Sulla Strada Giusta

Il viaggio è negli occhi, nel cuore e nella testa, e non finisce mai.

Da una scogliera a picco sul Mar Glaciale Artico, un uomo respira finalmente la libertà. Intorno ha solo il silenzio e davanti l’orizzonte, infinito e limpido. Appena qualche mese prima non l’avrebbe mai creduto possibile. Aveva trentun anni e un lavoro stabile: il sogno di molti, ma non il suo. Così un giorno ha detto basta e si è messo in cammino su sentieri sconosciuti, per cercare una risposta ai confini del mondo, senza ancora sapere se quello alla vita di prima sarebbe stato un arrivederci o un addio. Dal Sudamerica a Budapest, dall’India alla Scandinavia, tra paesaggi mozzafiato e momenti di intima condivisione, Francesco vive esperienze inattese che gli mostrano chi è davvero, un giorno dopo l’altro. Lontano da casa o tra la propria gente, l’importante è mettersi in gioco. Dopo il successo del blog Wandering Wil e i tantissimi lettori incontrati in Rete, Francesco Grandis è riuscito nell’impresa di pubblicare la sua storia. Sulla strada giusta è un “urlo nel silenzio” per svegliarci dal torpore della routine e ricordarci che se non insegui la felicità non avrai chance di trovarla.

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Francesco Grandis
Francesco Grandis, in arte Wandering Wil. Vagabondo del mondo e della vita dal 2009, ma solo part time. Ex ingegnere, ex programmatore nomade, oggi scrittore esordiente e padre.
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