L’istinto e la ragione non sono due forze contrapposte. Ci hanno abituati a credere al contrario, ma è una cazzata. “Segui il tuo cuore”, dicono, come se bisognasse spegnere il cervello per farlo.
In un precedente articolo ho parlato di un “luogo” in cui ho trovato la chiarezza per prendere le decisioni più importanti. Quel luogo è il silenzio interiore dove riesco a sentire la mia voce una volta zittite tutte le altre.
Da dove arriva quella voce?
A me piace credere che sia l’istinto a parlare. L’istinto è un senso maturato nel corso di milioni di anni di evoluzione, adibito alla custodia della nostra vita. Ben codificato nel nostro DNA, è ciò che ci fa temere il buio, perché nel buio i nostri antenati erano presi e divorati dalle belve.
L’istinto è un guardiano antichissimo.
La voce che sentiamo nel silenzio interiore non può essere contro di noi, allora. Essa ci indica una direzione e possiamo essere sicuri che sia quella giusta.
Ma se non la comprendiamo? Se ci sembra pericoloso o una follia? Se va contro il senso comune?
“Icaro si è avvicinato troppo al sole, e sappiamo la fine che ha fatto. È precipitato!”
È vero. L’istinto è un sensore potente ma primitivo, come tale usa un linguaggio grezzo. Non si perde in dettagli e non si cura di ostacoli, paure o opinioni altrui. Non chiede e non dà spiegazioni. Però ci dice la verità, che ci piaccia o meno.
È l’istinto a parlarci con le lacrime, a lato di una strada, per dirci che è ora di dire “basta”.
Non sono consigli, l’istinto non tenta di convincere. Sono ordini. Possiamo ignorarli, certo, ma in questo modo disobbediremmo all’unica voce che da milioni di anni fa la guardia al nostro benessere.
Potrebbe anche indicarci un punto lontano e dirci “devi andare là”, senza preoccuparsi se in mezzo c’è un burrone.
Obbedire ciecamente ci condurrebbe alla stessa fine di Icaro.
Ecco a cosa serve la ragione. La ragione, come una brava guida, deve trovare il modo migliore per attraversare quel burrone. Potrebbe essere necessaria una piccola deviazione per trovare un ponte. Compito della ragione è trovarlo, senza perdere di vista la direzione complessiva.
In questo modo istinto e ragione collaborano per un fine comune, come due gambe dello stesso corpo, in sintonia.
Quando invece ci chiediamo se quello che dice “la nostra voce” è una pazzia o meno, abbiamo fatto l’esatto contrario. Abbiamo permesso alla ragione di giudicare l’istinto e di dubitare della sua integrità. Abbiamo messo in conflitto le due forze. Le gambe si intralciano, inciamperemo e non avanzeremo di un solo passo.
Non è compito della ragione giudicare un desiderio. È suo compito prendere atto dell’esistenza di esso e trovare il modo più intelligente di realizzarlo.
PS: do per scontato che siamo tutti sani di mente, sia chiaro.
Photo by Umberto Rotundo
È uscito il mio nuovo romanzo!
THE END
Thriller distopico
Abiti in un mondo perfetto, vivi una vita lunghissima, muori il giorno prestabilito. Ma se scoprissi che il prezzo da pagare è altissimo?