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La guerra tra istinto e ragione… non è una guerra!

Tempo di lettura stimato : 2 minuti

L’istinto e la ragione non sono due forze contrapposte. Ci hanno abituato a credere al contrario, ma è una cazzata.

sun-gliderL’istinto e la ragione non sono due forze contrapposte. Ci hanno abituati a credere al contrario, ma è una cazzata. “Segui il tuo cuore”, dicono, come se bisognasse spegnere il cervello per farlo.

In un precedente articolo ho parlato di un “luogo” in cui ho trovato la chiarezza per prendere le decisioni più importanti. Quel luogo è il silenzio interiore dove riesco a sentire la mia voce una volta zittite tutte le altre.

Da dove arriva quella voce?

A me piace credere che sia l’istinto a parlare. L’istinto è un senso maturato nel corso di milioni di anni di evoluzione, adibito alla custodia della nostra vita. Ben codificato nel nostro DNA, è ciò che ci fa temere il buio, perché nel buio i nostri antenati erano presi e divorati dalle belve.

L’istinto è un guardiano antichissimo.

La voce che sentiamo nel silenzio interiore non può essere contro di noi, allora. Essa ci indica una direzione e possiamo essere sicuri che sia quella giusta.

Ma se non la comprendiamo? Se ci sembra pericoloso o una follia? Se va contro il senso comune?

“Icaro si è avvicinato troppo al sole, e sappiamo la fine che ha fatto. È precipitato!”

È vero. L’istinto è un sensore potente ma primitivo, come tale usa un linguaggio grezzo. Non si perde in dettagli e non si cura di ostacoli, paure o opinioni altrui. Non chiede e non dà spiegazioni. Però ci dice la verità, che ci piaccia o meno.

È l’istinto a parlarci con le lacrime, a lato di una strada, per dirci che è ora di dire “basta”.

Non sono consigli, l’istinto non tenta di convincere. Sono ordini. Possiamo ignorarli, certo, ma in questo modo disobbediremmo all’unica voce che da milioni di anni fa la guardia al nostro benessere.

Potrebbe anche indicarci un punto lontano e dirci “devi andare là”, senza preoccuparsi se in mezzo c’è un burrone.

Obbedire ciecamente ci condurrebbe alla stessa fine di Icaro.

Ecco a cosa serve la ragione. La ragione, come una brava guida, deve trovare il modo migliore per attraversare quel burrone. Potrebbe essere necessaria una piccola deviazione per trovare un ponte. Compito della ragione è trovarlo, senza perdere di vista la direzione complessiva.

In questo modo istinto e ragione collaborano per un fine comune, come due gambe dello stesso corpo, in sintonia.

Quando invece ci chiediamo se quello che dice “la nostra voce” è una pazzia o meno, abbiamo fatto l’esatto contrario. Abbiamo permesso alla ragione di giudicare l’istinto e di dubitare della sua integrità. Abbiamo messo in conflitto le due forze. Le gambe si intralciano, inciamperemo e non avanzeremo di un solo passo.

Non è compito della ragione giudicare un desiderio. È suo compito prendere atto dell’esistenza di esso e trovare il modo più intelligente di realizzarlo.

L’errore di Icaro non è stato avvicinarsi al sole, ma i materiali che ha usato per farlo

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PS: do per scontato che siamo tutti sani di mente, sia chiaro.

Photo by Umberto Rotundo

Il mio nuovo romanzo!

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Avventura | Mistero | Riscatto

“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“

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Ottobre 9, 2014 - Scelte

Sulla Strada Giusta

Il viaggio è negli occhi, nel cuore e nella testa, e non finisce mai.

Da una scogliera a picco sul Mar Glaciale Artico, un uomo respira finalmente la libertà. Intorno ha solo il silenzio e davanti l’orizzonte, infinito e limpido. Appena qualche mese prima non l’avrebbe mai creduto possibile. Aveva trentun anni e un lavoro stabile: il sogno di molti, ma non il suo. Così un giorno ha detto basta e si è messo in cammino su sentieri sconosciuti, per cercare una risposta ai confini del mondo, senza ancora sapere se quello alla vita di prima sarebbe stato un arrivederci o un addio. Dal Sudamerica a Budapest, dall’India alla Scandinavia, tra paesaggi mozzafiato e momenti di intima condivisione, Francesco vive esperienze inattese che gli mostrano chi è davvero, un giorno dopo l’altro. Lontano da casa o tra la propria gente, l’importante è mettersi in gioco. Dopo il successo del blog Wandering Wil e i tantissimi lettori incontrati in Rete, Francesco Grandis è riuscito nell’impresa di pubblicare la sua storia. Sulla strada giusta è un “urlo nel silenzio” per svegliarci dal torpore della routine e ricordarci che se non insegui la felicità non avrai chance di trovarla.

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Francesco Grandis

Francesco Grandis
Francesco Grandis, in arte Wandering Wil. Vagabondo del mondo e della vita dal 2009, ma solo part time. Ex ingegnere, ex programmatore nomade, oggi scrittore, editore e padre.
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