Qualche giorno fa era il primo aprile, giorno di scherzi. Ho pensato di giocare un pesce d’aprile ai membri del mio gruppo su Facebook, e ho postato questo messaggio.
[COMUNICAZIONE IMPORTANTE]Ragazzi, è successa una cosa imprevista. Molto imprevista. Quella che è forse la più grande azienda di robotica al mondo (la Kuka, è come se parlassimo della BMW o la Mercedes in campo automobilistico) ha avuto modo, non so neanche come, di vedere dei programmi che avevo fatto al tempo. Vi ricordate che nel libro ho scritto che ero davvero bravo e che facevo autentiche acrobazie informatiche? Bene, qualcuno se n’è accorto.
Per farla breve mi hanno offerto un posto da vice-direttore del loro dipartimento di ricerca e sviluppo per rimodernare tutta l’architettura software dei loro robot. Sarà un lavoraccio, di quelli da giorno e notte e weekend, ma parliamo di una botta di soldi. Ma tanti, tanti, tanti soldi.
Insomma, la prossima settimana io, Lisa e Michele ci trasferiamo in Germania, in un paesetto industriale dimenticato da dio. Vorrei dirvi che avrò tempo di seguire il blog e il gruppo, ma a essere proprio sincero, ne dubito. Nei prossimi giorni deciderò se chiudere tutto o lasciarlo a qualcuno, vediamo.
Beh, è stato un piacere ragazzi. Buona strada a tutti.
La maggior parte delle persone, conoscendomi, ha compreso subito che si trattava di uno scherzo. Molti invece, più di quelli che mi sarei aspettato, ci sono cascati come pere cotte: mi hanno fatto gli auguri per la mia nuova carriera, oppure hanno espresso in maniera non troppo velata la loro delusione.
“Come, dopo tutti i discorsi che hai fatto finora, cedi a un lavoraccio solo perché ti pagano bene?”
La delusione sarebbe più che comprensibile, se appunto non si fosse trattato solo di uno scherzo.
Qualcuno del gruppo poi mi ha fatto una bella domanda: ma se accadesse davvero? Se davvero ti facessero una proposta di questo tipo? Ci penseresti?
Sì, ci penserei. Sarebbe ipocrita da parte mia affermare il contrario. Se davvero mi si presentasse la possibilità di vendere pochi (pochissimi) anni del mio tempo per comprare la libertà economica per me e la mia famiglia, e sganciarmi per sempre dal lavoro fatto per necessità per poterci dedicare solo al lavoro fatto per piacere (ricordate l’articolo su opus e labor)? Valuterei, e se i termini fossero accettabili potrei anche starci. Certo, “accettabili” per me vuol dire che non dovrei svendere né il mio tempo né la qualità della mia vita, si dovrebbe trattare di un lavoro onesto che non violi in nessun modo i miei valori etici, né dovrebbe allontanarmi da mio figlio.
Dovrebbe essere uno scambio vantaggioso, insomma. In fondo, anche la strada giusta è piena di compromessi da accettare, al solo scopo di andare avanti fino al punto in cui accettarli non sarà più necessario.
Ma c’è una risposta migliore che posso dare a quella domanda, ed è una cosa che ho detto alla fine di ogni presentazione. L’ho ripetuta talmente tante volte che ormai sono diventate “testuali parole”. Chi le ha ascoltate di persona forse ricorderà anche che è un punto in cui mi “infervoro” un po’. Questo è quello che dico:
“In tutta la strada che ho fatto, in tutte le cose che ho visto e imparato, in tutta la vita che ho vissuto, trovo la certezza più assoluta: non farei un passo indietro nemmeno se ne andasse della mia vita, nemmeno se mi puntassero una pistola alla testa. Può sembrarvi un’esagerazione, ma –credetemi- non lo è.
Certo, potrei anche tornare in fabbrica a programmare robot, se fossi costretto dalle esigenze, se avessi bisogno di soldi nell’immediato per me e la mia famiglia, ma non sarebbe davvero “tornare indietro”. Sarebbe solo una deviazione fastidiosa di un percorso che comunque vuole andare avanti.
Ma se dovessi tornare indietro per davvero, alla vita di quel ragazzino che se ne stava lì tutti i giorni a lavorare, in attesa di una pensione che non sapeva nemmeno se sarebbe arrivata, facendolo solo perché qualcuno gli aveva detto di farlo… allora no. Piuttosto mi fermo qui dove sono, e sarei comunque fiero di quello che sono riuscito a fare finora.
Perché adesso posso guardarmi allo specchio, lo stesso specchio in cui anni fa mi vedevo invecchiato, mi posso guardare a testa alta, negli occhi, e dirmi: “ben fatto Wil! Ben fatto.”
In questo momento della mia vita sono esattamente dove vorrei essere: sulla strada giusta. Dietro di me c’è tutta la strada che ho percorso per arrivare fin qui, davanti a me c’è quella che farò non appena avrò capito qual è.
Dove altro può desiderare di essere, un uomo?”
Quindi nessun timore, amici miei. Non ho intenzione di distruggere tutto quello che ho costruito, di dimenticare tutto quello che ho compreso o di tornare indietro sui miei passi. Non per rendere conto ad altri delle mie azioni, ma a me stesso, e su questo sono dannatamente serio.
Su certe cose non si scherza.
Photo by Thilo Hilberer

Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“