Cinque settimane di viaggio con la mia compagna e il mio cucciolo. Quattordici presentazioni in tredici città italiane.
Quante cose si possono imparare in un frammento di vita come questo? Correndo tra un posto e l’altro, quante sono state le parole da dire e da ascoltare? Quante le domande a cui rispondere e quante le risposte su cui riflettere? Sono stati pochi i panorami su cui mi sono soffermato, ma centinaia le persone che si sono avvicendate sul mio mondo in corsa. Una novità, per me. E in quella novità, come sempre, ho scoperto cose interessanti.
Sapete, per esempio, che io ero convinto fino a poco tempo fa di non saper parlare in pubblico?
Era un pregiudizio che avevo su me stesso, sciocco e inutile come tutti i pregiudizi. Credendo di sapere, non mi ero mai messo alla prova.
Una volta affrontato quel timore, ho capito quanto fossero deboli le sue fondamenta. Il buio rimane tale finché non si cerca l’interruttore della luce, non è così?
Un peso in meno nel mio zaino.
Ma ho scoperto un’altra cosa, ancora più importante. Ho un difetto: non so dimostrare in modo adeguato la gratitudine.
Se ci ripenso, questo tour è stato pazzesco! Quattordici eventi in trentasei giorni, tutti organizzati da perfetti sconosciuti. Di alcuni ho scoperto il viso o il suono della voce solo arrivando sul posto. E ogni volta siamo stati accolti come ospiti d’onore, quasi dei familiari. Siamo stati riempiti di affetto e di attenzioni. Ma al momento di andarmene, non sono mai riuscito a tirar fuori più di qualche impacciato “grazie”, lasciando inespressa la maggior parte di quel che provavo.
Sono così tante le persone che avrei voluto ringraziare meglio: la famiglia Nicolazzo, che ci ha accolto come fossimo di famiglia. La famiglia Giordano, per le tante storie che ci ha regalato. Il grandissimo Mauro Salvatori, che assieme alla formidabile Rita Cioce ha preso in consegna me e la mia famiglia, e alle cui mani mi sono affidato come a quelle di un fratello. Ivan Tavaglione, che ha trovato camminando il luogo perfetto per me. E poi Andrea di Urbania, Valentina di Sirolo, Tiziana di Villa Santa Maria, Davide di Lecce, Ica e Michela di Roma, Salvatore di Livorno, Ester di Prato, Paolo di Biella, Alina e Gerò di Milano, Bruno di Desenzano, Damiano di Verona. E poi tutte le persone che hanno voluto usare parte del loro prezioso tempo per conoscermi, ascoltarmi o anche solo stringermi la mano.
A ognuna di queste persone avrei voluto dire di più, esprimere la mia gratitudine in modo migliore, ma so di non esserci riuscito o di averlo fatto in modo goffo.
Allora dedico a tutti loro questo tardivo articolo.
Grazie.
Non solo per la meravigliosa avventura che avete contribuito a creare, per l’incredibile esperienza che mi avete permesso di vivere, o per quello che avete fatto per me e la mia famiglia.
Grazie soprattutto per avermi messo in condizione di trovare un nuovo obiettivo. Avete messo in luce un altro peso superfluo di cui voglio imparare a liberarmi.
Indicandomi la direzione del mio prossimo passo, mi aiutate a diventare una persona migliore.
Per un uomo in cammino, questo è un tesoro tra i più grandi.
Grazie.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“