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Giorno 63: Due mesi di viaggio

Tempo di lettura stimato : 2 minuti

Questo viaggio non è una fuga, quanto più una ricerca. Allontanarmi da tutto, per scoprire ancora una volta di amare la vita e tutti i suoi frutti.

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Cosa si prova dopo due mesi di viaggio?

Seduti al tavolo di un ristorante, soli, in una città estranea, pensando al sentiero appena percorso, quello che, visibile a noi soltanto, spuntava a lato della strada maestra.

A diecimila chilometri da casa, dagli amici, dalle abitudini. A diecimila chilometri da tutto quello che conoscevamo.

Cosa si prova ad aver mollato tutto, per iniziare un’altra volta?

Sono in Arequipa, Perù. Sto viaggiando da due mesi. Stasera sono solo, e mi sono concesso il lusso di una cena in uno dei ristoranti più rinomati della città. Di fronte a un eccellente Pisco Sour, e a uno squisito piatto di cucina neoandina di cui non ricordo nemmeno il nome, mi chiedo se questo viaggio sia l’esperienza più importante della mia vita finora.

No. C’è un’altro evento più importante, di cui non parlerò in questo articolo, ma voglio lo stesso fare un po’ di conti.

Due mesi di viaggio. Nel frattempo sono passato per Londra, San Francisco, Berkeley, Yosemite National Park, Los Angeles, Las Vegas, Buenos Aires, Puerto Iguazù, Salta, Cafayate, Purmacarma, il deserto di sale di Ujuni, La Paz, Copacabana, il lago Titicaca, la Isla del Sol, Cuzco, il Machu Picchu, Arequipa… più una serie di altri posti e cittadine, troppi per nominarli tutti. Ho quasi imparato una terza lingua (lo spagnolo), ho praticato moltissimo la seconda (l’inglese) e ho iniziato a suonare due nuovi strumenti musicali. Ho perso il conto delle persone che ho conosciuto, con cui ho parlato, riso o diviso parte del mio viaggio. Ho detto e scritto ai miei genitori che voglio loro bene più volte di quante abbia fatto in tutta la mia vita (ed è troppo poco) e ho sentito la mancanza dei miei amici e delle persone a cui voglio bene. Ho scattato più di 2500 foto e ho scritto quasi come quando ero sedicenne, adesso che ho il doppio degli anni. Ho acceso la televisione una volta sola, per vedere che ore erano. Ho scoperto storie, tradizioni, leggende, musiche, usi e costumi di popoli che non conoscevo. Ho assaggiato nuovi cibi e scoperto nuove bevande. Ho visto nuovi colori, udito nuovi suoni, annusato nuovi profumi.

E ho imparato qualche cosa di molto importante.

Non importa dove sei, ma con chi sei. Questo è fondamentale.

Il tempo è relativo: festeggia i luoghi piacevoli e le persone che ami, non le date.

Ama. L’odio è tempo perso.

Ho confermato ancora una volta una cosa che ho sempre saputo: i soldi meglio spesi sono quelli per i viaggi. Con i soldi puoi comprare “cose”, e le “cose” si possono rompere, perdere, possono essere rubate o passare di moda. O finiscono per possederti. Ma ciò che vivi in viaggio, quello che vedi, che senti, che impari, quella parte del mondo che entra a far parte del tuo essere e che ti cambia… quello non può essere rotto, perso, rubato, dimenticato. E sei sempre padrone di te stesso.

E infine so per certo una cosa: questo viaggio non è una fuga, quanto più una ricerca. Allontanarmi da tutto e da tutti, per osservare da lontano ciò che mi è vicino da sempre, e scoprire ancora una volta di amare la vita e tutti i suoi frutti.

Finisco la mia cena e sorrido, mentre il viaggio continua dentro e fuori di me.

A tutte persone che leggono questo blog: vi voglio bene, chiunque voi siate.

 

Il mio nuovo romanzo!

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Avventura | Mistero | Riscatto

“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“

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Marzo 7, 2014 - RTW 1, Viaggi

Sulla Strada Giusta

Il viaggio è negli occhi, nel cuore e nella testa, e non finisce mai.

Da una scogliera a picco sul Mar Glaciale Artico, un uomo respira finalmente la libertà. Intorno ha solo il silenzio e davanti l’orizzonte, infinito e limpido. Appena qualche mese prima non l’avrebbe mai creduto possibile. Aveva trentun anni e un lavoro stabile: il sogno di molti, ma non il suo. Così un giorno ha detto basta e si è messo in cammino su sentieri sconosciuti, per cercare una risposta ai confini del mondo, senza ancora sapere se quello alla vita di prima sarebbe stato un arrivederci o un addio. Dal Sudamerica a Budapest, dall’India alla Scandinavia, tra paesaggi mozzafiato e momenti di intima condivisione, Francesco vive esperienze inattese che gli mostrano chi è davvero, un giorno dopo l’altro. Lontano da casa o tra la propria gente, l’importante è mettersi in gioco. Dopo il successo del blog Wandering Wil e i tantissimi lettori incontrati in Rete, Francesco Grandis è riuscito nell’impresa di pubblicare la sua storia. Sulla strada giusta è un “urlo nel silenzio” per svegliarci dal torpore della routine e ricordarci che se non insegui la felicità non avrai chance di trovarla.

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Francesco Grandis

Francesco Grandis
Francesco Grandis, in arte Wandering Wil. Vagabondo del mondo e della vita dal 2009, ma solo part time. Ex ingegnere, ex programmatore nomade, oggi scrittore, editore e padre.
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