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Giorno 9: San Francisco, sex and the city

Tempo di lettura stimato : 3 minuti

San Francisco: una città pazza, divertente, aperta, movimentata. Proprio come una parente, mi chiedo cosa ho potrei aver preso da lei, oltre al nome.

golden-gate-san-francisco-wandering-wilLa prima destinazione “vera” del mio giro del mondo fu San Francisco, California.

I due giorni appena passati a Londra erano stati solo una tappa obbligata, l’anticamera in cui avevo atteso la partenza del primo volo del mio biglietto”Round the world”,  il mio pacchetto di sedici voli aerei che avevo acquistato non più di due settimane prima.

Perché San Francisco?

Anticipando la premessa dell’articolo seguente,  il mio nome viene da lì. Nel lontano 1977, mentre ancora stavo crescendo placidamente nel ventre di mia madre, i miei genitori decisero proprio in quella città di chiamarmi Francesco o Francesca.

Io nacqui in Italia qualche mese dopo, ma quando iniziai quello che consideravo a buon diritto “il viaggio di una vita”, volli assolutamente rendere omaggio a quella città di cui portavo il nome, iniziando da lì la mia grande avventura.

In fondo, 32 anni prima, un’altra grande avventura era iniziata proprio da lì.

Questo è quello che scrissi il 18 Novembre 2009.

La premessa fondamentale di questo articolo è che il mio nome Francesco è merito della città di San Francisco. Se nascevo ragazza, il nome sarebbe stato inevitabilmente Francesca. No, i miei genitori non stavano seguendo qualche particolare soap opera ambientata nella città californiana, né il loro cantante preferito veniva da lì. Un motivo serio c’è, è la storia è una di quelle che meriterebbe senz’altro di essere raccontata, ma seduti a un tavolo, bicchieri di vino o birra sparsi qua e la… non in un blog, nossir.

Per il momento mi basta poter raccontare di essere “tornato” nella città che mi ha dato il nome. Dovrei quasi considerarla una madrina, una specie di parente lontana che non vedo da prima della mia nascita. L’impatto emotivo è in effetti abbastanza forte: mentre la macchina guidata da Laura, una nuova amica messicana, fa il suo ingresso nel dowtown di San Francisco, rimango incantato dalle luci della città. Altre volte ho visto grattacieli e skyline vertiginosi, ma in questi cerco una sorta di familiarità, quasi un segnale che mi dia il benvenuto. Non saprei dire cosa di preciso mi aspettassi, forse una banda cittadina al completo, oppure un angelo con le ali di fuoco che ci precedesse volando nella highway, o magari da una quadriglia di cavalli rosa condotta da due playmate. Ovviamente niente di tutto questo è accaduto, ma non importa. Mi rilasso e lascio che la città mi riempia lo sguardo.

Fine premessa.

La mia permanenza in California inizia con quattro giorni in zona San Francisco-Berkeley, ospitato da Damiano, amico e ospite eccezionale e tollerante (almeno nei miei confronti, meno in quelli di Venket, il suo coinquilino indiano, che ci ha allietato tutti i risvegli iniziando a cantare all’alba).

Le ore diurne sono state dedicate all’esplorazione turistica dei dintorni: pier 39, Golden Gate, Chinatown, Little Italy e cose del genere. Non vale la pena fare il resoconto: se leggete una guida di San Francisco, saprete più cose di me che non l’ho fatto (e infatti mi sono perso svariate volte). Però confesso che andare su e giù per i tipici trenini, scalare le vie ripidissime, vedere cinema hard in pieno centro e vecchi signori che girano in minigonna, calze e tacchi a spillo, o assistere a un gioco delle tre carte da manuale in un tram, è stato divertente.

Le ore notturne invece, sono state molto divertenti. Assieme a Damiano, Laura (la guidatrice messicana, tanto dolce quanto spericolata) e Olga (di San Salvador, tanto simpatica quanto insensibile al freddo) si va il primo giorno al Temple, club di San Francisco decisamente ben frequentato; il secondo a casa di Giovanni, altro italiano importato, per una festa casalinga frequentato ancora meglio; il terzo in un locale a Castro, e questo era frequentato piuttosto male.

Castro è il quartiere gay, ma –dice Laura- è molto divertente. Ok, lo ammetto, era un quartiere divertente, pieno di locali, club, bar, ragazzacci infoiati, sexy shop con un assortimento imponente di oggettistica per gay (di alcuni oggetti non mi è tuttora chiara la funzione, ma vivrò bene lo stesso). Però io e Damiano siamo rigorosamente “straight”, ovvero eterosessuali, e al nostro ingresso in una piccola discoteca, iniziamo a subire l’assedio di una folla di maschiacci ormonali dai muscoli lucidi e lo sguardo languido. Io mi faccio scudo con Laura, ma Damiano subisce un attacco pesante da più lati. Prima che se lo “incantonino”, meglio fuggire!

San Francisco.

Una città piuttosto pazza, divertente, aperta, movimentata. Proprio come una parente, mi chiedo cosa potrei aver preso da lei, oltre al nome.

Di sicuro non i gusti sessuali.

Pista pedonale ciclabile a Berkeley
Leoni marini distesi al sole al Pier 39
Tipico “cable car” di San Francisco
Golden Gate

 

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Avventura | Mistero | Riscatto

“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“

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Novembre 23, 2013 - RTW 1, Viaggi

Sulla Strada Giusta

Il viaggio è negli occhi, nel cuore e nella testa, e non finisce mai.

Da una scogliera a picco sul Mar Glaciale Artico, un uomo respira finalmente la libertà. Intorno ha solo il silenzio e davanti l’orizzonte, infinito e limpido. Appena qualche mese prima non l’avrebbe mai creduto possibile. Aveva trentun anni e un lavoro stabile: il sogno di molti, ma non il suo. Così un giorno ha detto basta e si è messo in cammino su sentieri sconosciuti, per cercare una risposta ai confini del mondo, senza ancora sapere se quello alla vita di prima sarebbe stato un arrivederci o un addio. Dal Sudamerica a Budapest, dall’India alla Scandinavia, tra paesaggi mozzafiato e momenti di intima condivisione, Francesco vive esperienze inattese che gli mostrano chi è davvero, un giorno dopo l’altro. Lontano da casa o tra la propria gente, l’importante è mettersi in gioco. Dopo il successo del blog Wandering Wil e i tantissimi lettori incontrati in Rete, Francesco Grandis è riuscito nell’impresa di pubblicare la sua storia. Sulla strada giusta è un “urlo nel silenzio” per svegliarci dal torpore della routine e ricordarci che se non insegui la felicità non avrai chance di trovarla.

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Francesco Grandis

Francesco Grandis
Francesco Grandis, in arte Wandering Wil. Vagabondo del mondo e della vita dal 2009, ma solo part time. Ex ingegnere, ex programmatore nomade, oggi scrittore, editore e padre.
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