Se siete arrivati fin qui solo per il titolo shock a lettere maiuscole e la foto ambigua, fatta apposta per incuriosirvi, vuol dire che vi ho ingannato. Male. Io non avrei dovuto farlo, ma voi non avreste dovuto caderci. Se ci fosse una qualche autorità che vigila contro le cazzate su internet questi bassi trucchetti non esisterebbero.
Comunque, visto che ormai siete qui, la storia ve la racconto lo stesso.
Allora, un uomo entrò in un bar e…
Niente. Non successe niente di particolare. L’uomo si avvicinò alla cassa, ordinò un caffè e una brioche, e si sedette al tavolino. Solo.
Durante la notte si era dimenticato di mettere in carica lo smartphone, quindi dopo averne fissato sconsolato per qualche secondo il vetro nero e spento, lo ripose nella tasca. Si guardò intorno in cerca di qualcos’altro su cui fissare l’attenzione, ma trovò solo qualche cliente con lo sguardo basso. Non c’erano nemmeno giornali a portata di mano.
Così, quando la cameriera gli portò la colazione, lui la guardò, e la ringraziò con un sorriso. “Buona giornata”, aggiunse senza pensarci, perché la ragazza era molto carina. Ma era mai stato in quel bar prima?
La cameriera alzò gli occhi su di lui, sorpresa. Era di turno da tre ore, e quello era il primo vero buongiorno che riceveva e che non fosse stato biascicato per semplice abitudine.
“Grazie!”, esclamò, e sorrise. Aveva davvero un sorriso bellissimo. “Anche a lei!”, aggiunse dopo un secondo.
La ragazza tornò dietro al bancone gustando ancora quell’augurio inaspettato, con un’espressione solare e divertita. Un affezionato anziano cliente, che era entrato da poco, se ne accorse.
“Te sì sempre pì bea, Teresa! Se gavesse trent’anni de manco te sposaria!”(*)
“Anche quaranta, Signor Antonio!”, rispose lei con una cristallina assenza di malizia, ancora lo stesso sorriso in faccia. Entrambi risero della battuta, guardandosi negli occhi: castani e vispi quelli di lei, azzurri e acquosi quelli di lui.
Un camionista, che come ogni mattina stava facendo colazione lì accanto, alzò gli occhi dal giornale (tanto c’erano scritte sempre le solite cazzate) e disse con voce tonante: “Gheto capìo, Antonio! Te sì massa veccio per la Teresa!”(**)
E la sua sonora risata si aggiunse alle altre due, attirando l’attenzione di tutto il locale. In breve, ogni cliente finì per sorridere e ridacchiare, senza nemmeno saperne il perché.
Il primo uomo, quello che era entrato nel bar, finì la sua colazione con calma, e pensò che in quel posto si respirava davvero una bella atmosfera. Chissà come mai. E poi la cameriera era davvero bella, quando sorrideva. Teresa, si chiamava. Forse avrebbe potuto tornare qualche altra volta…
Pagò, salutò tutti, e uscì.
Questa è la storia.
Il mio era un esperimento, spiacente di avervi attirato qui con l’inganno. Internet ci sta rendendo sempre più distratti dalle notifiche e dai titoli sensazionali. Ma riusciamo ancora a distinguere le cose davvero importanti?
Un uomo entrò in un bar e… non successe niente di particolare.
Quello che possono fare i piccoli gesti, invece, quello sì che è davvero incredibile.
Siamo educati. Salutiamo. Sorridiamo. E soprattutto spegniamo quei cazzo di cellulari quando siamo in mezzo alla gente.
Buona giornata!
Le frasi in dialetto qualche volta aggiungono colore a un racconto, ma non tutti gli italiani parlano lo stesso dialetto, né tanto meno capiscono tutti gli altri. Metto qui le frasi in italiano.
(*) “Sei sempre più bella, Teresa. Se avessi trent’anni di meno ti sposerei”
(**) “Hai capito, Antonio! Sei troppo vecchio per Teresa!”
Photo by Wouter de Bruijn
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“