Ispirato dalla lettura di questo articolo, voglio condividere la mia personale esperienza lavorativa, relativa al periodo in cui ero un programmatore nomade.
La tesi dell’articolo citato è che lavorando meno, la produttività aumenta. Chi fa molti straordinari e non stacca mai neanche in vacanza lavora peggio di chi si prende il giusto riposo. La stanchezza fa prendere decisioni sbagliate, rende più difficile la concentrazione e, in breve, diventa controproducente.
Confermo tutto e sottoscrivo. E ci lascio pure una citazione! Un’arancia a chi indovina.
Per quattro anni sono stato libero professionista (come programmatore freelancer) e mi sono mantenuto lavorando solo venti ore a settimana, l’equivalente di un part time.
Indipendentemente dal mio guadagno, la cosa da osservare è che in quattro ore al mattino ero più produttivo che in un’intera giornata di lavoro “normale”. Mi svegliavo con calma, senza fretta. Verso le nove ero seduto al computer. Entravo subito e senza difficoltà in uno stato di concentrazione quasi assoluto, magico. All’ora di pranzo avevo già finito le mie ore e il resto della giornata era tutto per me.
Non ho mai conosciuto un periodo lavorativo sereno come quello. Non solo: ero efficientissimo. Addirittura i miei clienti erano spesso sorpresi della rapidità con cui portavo a termine i compiti. Le mie erano quattro ore di lavoro pieno, non otto ore che passavo a cincischiare, ad annoiami o a cercare di digerire la pasta alla carbonara del pranzo. Ero lucido, rapido e motivato. Una macchina da guerra.
Mi proposero più volte di passare a una collaborazione full-time, raddoppiando le mie ore fino a quaranta per settimana e il mio guadagno di conseguenza, ma rifiutai sempre. Un giorno, durante una riunione in teleconferenza, mi chiesero: “stai lavorando anche per qualcun altro?” Non riuscivano a capire cosa facessi nel resto del tempo, o perché rifiutassi di essere pagato il doppio.
“Sto lavorando per me stesso”, risposi. “Per la mia serenità. Sono veloce perché lavoro poco. Vi vendo per una cifra onesta una parte ragionevole del mio tempo, ma ne rimane ancora tanto per me. Per questo mi siedo alla scrivania contento di quello che sto per fare.
Voi avete l’illusione che se lavorassi il doppio del tempo otterrei il doppio dei risultati, ma non è così. Al pomeriggio non sarei concentrato come al mattino. La notte dormirei male, oppresso dai pensieri di quello che non sono riuscito a terminare. In poco tempo tornerei a odiare, di nuovo, quello che faccio per vivere.
Voi paghereste il doppio, io guadagnerei il doppio, ma voi otterreste forse meno di quello che già avete. Permettetemi allora di farvi risparmiare soldi. Non riuscirete mai a farmi lavorare meglio, o di più, o con più dedizione, di come sto facendo adesso. Il miglior affare che potete fare è lasciare tutto com’è.”
Quelle splendide persone che erano i miei clienti compresero e non mi chiesero mai più di lavorare otto ore al giorno. Fu l’inizio di un rapporto di lavoro fantastico, un autentico idillio che durò la bellezza di quattro anni. Un giorno decisi di dedicarmi alla scrittura e smisi di fare il programmatore, ma questa… è un’altra storia.
Questa è la mia esperienza, ed è stata superlativa. Ora però si pone un problema: come facciamo a farglielo capire al resto del mondo del lavoro?
Photo by Tau Zero
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“