Quella che segue è una lista delle domande più frequenti, con relative risposte, che mi vengono fatte sul tema del viaggio e del lavoro nomade. Finora non ho mai voluto scrivere una guida completa -la trovo una cosa terribilmente noiosa- ma ho voluto creare lo stesso questo articolo sperando di dare una prima direzione a chi volesse intraprendere questo stile di vita.
Vorrei sottolineare: questa non è una guida, e io non sono un tuttologo del settore. Tutto quello che segue si basa sulla mia (limitata) esperienza personale, o sulle esperienze riportate da conoscenti fidati.
Se sarà necessario, estenderò questo articolo per far posto a nuove domande e risposte.
Se trovate imprecisioni, se volete sottopormi altre domande, o se avete scritto un articolo informativo che può essere incluso qui, vi prego di contattarmi a questa pagina.
Se questo articolo vi è di qualche utilità, vi prego di aiutarmi a farlo conoscere, condividendolo con i pulsanti a fine testo, grazie!
Ultimo aggiornamento: 8 maggio 2017
Nomad working (lavoro nomade): le basi per cominciare
In questa sezione condividerò la mia esperienza sul nomad working. Se volete altre ottime informazioni su questo fantastico modo di lavorare, date un’occhiata anche a:
- Il sito Nomadi Digitali, un sito in cui troverete molto materiale, esperienze vissute, risorse varie e storie di successo. Ci sono anche due miei articoli 😉
- Il gruppo su Facebook Nomadi Digitali Italiani, molto attivo e frequentato da nomadi digitali in attività che vi sapranno consigliare o rispondere alle vostre domande (non ha niente a che fare con il sito di cui sopra).
- Diventare Freelance: sito dedicato a… be’, diventare freelance. Ci sono ottime interviste di professionisti nomadi.
In cosa consiste il nomad working?
Il nomad working, o lavoro nomade, è un modo di sfruttare la tecnologia (in particolare internet) per esercitare una professione da qualunque parte del pianeta. Si potrebbe chiamare anche “lavoro da remoto”, o “telelavoro”, ma di solito questi termini si usano per indicare solo il lavoro da casa, mentre la variante “nomade” prevede anche la possibilità di spostarsi.
Nel nomad working non si è mai vincolati da orari precisi, o dalla necessità di vedere di persona colleghi, clienti, fornitori, etc. Non esiste quindi ragione di recarsi in un luogo di lavoro fisso e a orari stabiliti. Si può lavorare da casa tanto quanto da sotto una palma in un’isola tropicale.
Che tipo di professioni si possono fare con il nomad working?
Tipicamente il nomad worker è un freelancer, cioè un imprenditore di se stesso, e offre i propri servizi professionali a vari clienti con un contratto di collaborazione.
Le professioni più comuni hanno a che fare con il mondo dell’informatica, in particolare con il mondo dei social e del web: programmazione, social experts, SEO, pubblicitari, database, mobile, etc. Poi c’è tutto il ramo del design: grafica, illustrazioni, pubblicità, video, etc.
Un buon mercato è aperto anche per coloro che conoscono le lingue: traduzioni, scrittura, editing, copywriting, etc.
Infine c’è tutto il settore di consulenza, marketing, amministrativo, legale, etc.
Una professione in rapido sviluppo è quella dell’assistenza virtuale: per semplificare potremmo dire che si tratta di segretari/e online.
Il nomad working non si limita solo alle professioni freelancer. È possibile vendere oggetti su ebay, per esempio, gestendo da remoto gli ordini e le spedizioni; oppure si possono vendere servizi, videocorsi, libri. Si può aprire un blog e ottenere piccoli guadagni dalla pubblicità o dalle affiliazioni. La stessa scrittura di libri (quello che faccio io) è di fatto una professione potenzialmente nomade.
In generale, qualsiasi lavoro che si effettua esclusivamente al computer, ha ottime possibilità di essere “nomadizzabile”.
Come si trova un lavoro da freelancer?
Il modo più semplice è affidarsi alle piattaforme di freelancing. Sono siti internet che offrono il servizio di mediazione tra i freelancer e le persone o le aziende che cercano professionisti, che chiameremo “clienti”.
I siti di cui sono a conoscenza sono:
www.upwork.com (che ha unito Elance e Odesk)
Ce ne sono molti altri, basta cercare “freelance job” su google. Quelli che ho indicato offrono lavori per ogni categoria. Ne esistono anche altri per settori specifici, come la scrittura o il design. Basta cercare.
Come funzionano i siti per freelancer?
Premessa: io ho usato personalmente solo Elance (ora Upwork), quindi la mia risposta si basa solo su questo. Credo che gli altri siano abbastanza simili, ma assicuratevene.
Una volta che l’aspirante freelancer si è registrato al servizio, può compilare un profilo dettagliato in cui espone le sue competenze e il suo curriculum. Utilizzando i motori di ricerca del sito stesso, può cercare tra le varie offerte di lavoro dei clienti. Ogni offerta è composta da una breve descrizione dell’incarico, i requisiti richiesti per l’eventuale candidato, la fascia di budget, e una indicazione sul tempo di consegna richiesto.
Per candidarsi a una particolare offerta, il freelancer invia un messaggio dove specifica tempi, modi e costi della consegna. Quando il cliente ha trovato un freelancer che lo soddisfa, lo assume.
Attenzione: qui non funziona come un appalto! Il cliente non sceglie necessariamente il candidato più economico, ma quello che gli ispira più fiducia, basandosi sulla descrizione del profilo e sulle referenze.
Alla consegna del lavoro il cliente paga il freelancer, il contratto si chiude ed entrambi si scambiano una referenza.
Che tipi di pagamenti sono offerti?
Ci sono due tipi di lavoro: a prezzo fisso, e a ore.
Per il lavori a prezzo fisso, il compenso viene stabilito all’inizio del contratto, e pagato alla consegna, indipendentemente dal tempo necessario per portarlo a termine.
Per i lavori pagati a ore, il prezzo viene stabilito su base oraria (es: 40 dollari all’ora). Il freelancer verrà pagato sulla base del totale delle ore. Per la scadenza dei pagamenti ci si accorda prima dell’inizio dei lavori (es: settimanale, mensile, per risultati parziali o alla conclusione).
Chi mi garantisce che poi il cliente pagherà?
Tutte le comunicazioni tra cliente e freelancer avvengono (o dovrebbero avvenire) attraverso la piattaforma offerta dal sito. In caso di disputa, quindi, questo dispone di tutte le informazioni necessarie per la mediazione.
Nel caso di pagamenti molto ingenti, o di contratti molto lunghi, si possono prevedere delle “milestone”, pagamenti parziali al raggiungimento di determinati obiettivi intermedi.
In alcuni casi si possono anche attivare il servizio di escrow, o acconto di garanzia. In pratica il cliente trasferisce il pagamento a una terza parte (il sito, in questo caso) prima che il freelancer inizi a lavorare. Il sito tratterrà la somma fino a che entrambe le parti non dichiarano concluso a buon fine il contratto, a quel punto il pagamento verrà inviato al professionista.
Usando questo sistema il cliente in malafede, per evitare di pagare, deve essere in grado di dimostrare di non aver ricevuto il lavoro. Allo stesso modo anche il freelancer non potrà ricevere denaro prima di aver concluso il lavoro.
NOTA: come nel mondo “reale”, le fregature esistono sempre. È importante controllare le referenze del profilo del cliente prima di proporsi.
Cosa sono le referenze, come funzionano?
Ogni volta che un contratto viene terminato, cliente e freelancer si scambiano reciprocamente una referenza, in cui descrivono con un voto e un breve messaggio l’esperienza lavorativa assieme.
In questo modo si crea un sistema di “fiducia” che aumenta il valore della propria professionalità e che rende più facile essere assunti in futuro.
Quanto costano i servizi per freelancer?
L’iscrizione ai siti che ho indicato è generalmente gratuita, con alcune limitazioni. Per esempio su Elance con l’iscrizione gratuita ci si può proporre per un numero limitato di contratti al mese. È comunque una buona base per iniziare. Pagando un canone mensile, è possibile sbloccare maggiori funzionalità.
Il sito poi trattiene una certa percentuale sui pagamenti, generalmente attorno al 10%. Non è poco, ma almeno è un buon servizio che si paga solo a risultati raggiunti, non in anticipo.
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Nomad working: questioni più avanzate
Se avete deciso che questa strada fa per voi, qui troverete un altro po’ di informazioni utili per affrontarla.
È meglio essere pagati a prezzo fisso o a ore?
Dipende da voi. Se vi sapete gestire bene, credo che si possa guadagnare di più con lavori a prezzo fisso. Attenzione però che le specifiche del vostro incarico siano molto chiare, in modo da non trovarvi poi a lavorare più giorni del previsto.
Se invece preferite una vita più tranquilla e con meno scadenze, o se, come me, non siete buoni procacciatori di clienti, è meglio essere pagati a ore. È mia opinione che un cliente offra lavori a ore quando è interessato a possibili collaborazioni a lungo termine. Un freelancer è più flessibile di un dipendente, e richiede meno burocrazia. Se un cliente si trovasse bene con un freelancer, quindi, il contratto a ore è più facile da estendere di quello a prezzo fisso, che invece richiede una rinegoziazione dei termini e finirebbe per costare molto di più.
Per riassumere.
Lavori a prezzo fisso: più clienti, maggiori guadagni, maggiori difficoltà di gestione.
Lavori a ore: possibilità di collaborazioni a lungo termine, meno clienti, guadagni (forse) inferiori.
È meglio lavorare come freelancer per l’Italia o per l’estero?
Anche se è solo una mia opinione, io non ho dubbi: meglio l’estero. In Italia non si è ancora diffusa la mentalità per questo tipo di lavoro, che viene percepito come un modo per trovare servi sottopagati, non professionisti. Mi è capitato spesso di leggere offerte da parte di aziende italiane, che prevedevano incarichi estremante impegnativi, con indicazioni di budget miserabili.
Bisogna pensare che il web ha aperto le porte al mercato globale, quindi è possibile per noi italiani lavorare per paesi in cui la professionalità è pagata in modo onesto. Sfruttando la differenza tra i costi della vita dei vari paesi, il freelancing può essere molto redditizio.
Credo sia meglio lavorare per paesi come: Canada, Usa, Regno Unito, Australia, Danimarca, Svezia, Norvegia, e simili. Sono paesi che hanno una valuta forte e in cui i salari sono nettamente più alti che in Italia. Lavorando per questi paesi non è difficile trovare una tariffa che sia tanto vantaggiosa per noi quanto conveniente per il cliente.
AGGIORNAMENTO: è possibile che dagli anni in cui ero freelancer io ad oggi le cose siano lentamente cambiate. Sento sempre più storie di persone che ce la fanno a emergere anche in Italia. Mantengo la mia diffidenza, ma forse si può fare un tentativo.
Come affronto la concorrenza?
Sul mercato globale ci sono anche i nostri concorrenti dei paesi più poveri. È inutile cercare di fare concorrenza sui prezzi: un indiano può vivere lavorando per 5 dollari l’ora, noi no. Non in Italia, almeno.
È preferibile puntare sulla qualità. Offrite un servizio eccellente, di qualità superiore agli altri. Distinguetevi. Se credete, proponete pure un prezzo conveniente per facilitare il vostro ingresso nel mercato, almeno fino a che le vostre referenze non siano buone, ma non svendetevi. Fate che sia una tariffa promozionale di breve durata.
“La qualità si paga”, e nei paesi che ho suggerito alla domanda precedente, questo è un fatto noto. Se la qualità che offrite è alta, lo sarà anche la tariffa che potrete chiederete (sempre rimanendo nel ragionevole).
Mi serve saper parlare una lingua straniera?
Se avete accolto il mio consiglio di non lavorare per gli italiani, direi la conoscenza di una lingua straniera è indispensabile, in particolare l’inglese.
A meno di non lavorare proprio nel settore linguistico, non vi verrà richiesto di essere paragonabili a dei madrelingua, ma dovete avere una buona capacità comunicativa, sia scritta (per le mail) che orale (per le teleconferenze). Nessuno vi farà problemi se avete un forte accento, se sbagliate la coniugazione di un verbo o se non vi viene una parola, ma la comprensione dev’essere veloce e data per scontata.
Ho sentito storie di indiani (ma non solo) che sono stati silurati perché il cliente doveva spiegarsi almeno tre volte prima di essere capito, e qualche volta non ci riusciva nemmeno.
Un freelancer viene pagato per semplificare la vita a un cliente, non complicarla.
Come si mantiene la comunicazione con i clienti?
Lavorando all’interno di siti come Upwork, tutte le comunicazioni passano attraverso le piattaforme offerte, in modo che rimanga traccia di tutto per le eventuali dispute.
Se avete trovato il modo di avere un contratto diretto con il cliente, tutte le comunicazioni avverranno come preferite. Generalmente si fa largo uso di mail per le comunicazioni comuni, e di software di teleconferenza (come Skype o WebEx) per le riunioni.
Economia
Sezione dedicata alle questioni puramente economiche. Vi avviso, non ne so moltissimo, ma qualche buona dritta potrei averla.
Dove pago le tasse?
Dove hai la residenza. Se hai la residenza in Italia, devi pagare le tasse italiane, anche se viaggi. Se vuoi pagare le tasse in un altro paese devi avere la residenza lì, ma attenzione: il fisco italiano è molto geloso dei propri cittadini (e delle proprie tasse). Se dichiari la residenza all’estero, devi dimostrare di passarci almeno sei mesi l’anno, o passerai per evasore.
Per tutte le questioni economiche, comunque, me ne intendo molto poco. Il mio consiglio è di trovarsi un buon commercialista, soprattutto uno che ne capisca qualcosa di questioni “moderne”. Alcuni, abituati a lavori più “comuni”, non ne sanno molto.
Aggiornamento: sulle questioni fiscali per nomadi è nato un bel sito che consiglio di seguire, Nomadi Fiscali, il cui nome è già un bel programma.
Cambi valuta
Se lavorate per l’estero, forse state guadagnando in dollari americane, sterline britanniche, o altro. Non sottovalutate le commissioni di cambio valuta, che possono arrivare anche al 4%. Quando viene inviato un pagamento in dollari a un conto in euro, per esempio, viene sempre trattenuta la commissione e usato il tasso di cambio del momento, che può non essere favorevole a voi.
Controllate bene le clausole della vostra carta di credito, del vostro conto corrente o di Paypal prima di accordarvi per i pagamenti.
Una dritta: per ricevere pagamenti in dollari o sterline, considerate il conto corrente Fineco. Offre un servizio multicurrency, con cui è possibile tenere, assieme al conto in euro, tre conti subordinati in valuta (dollari, sterline e franchi svizzeri). Ricevendo un pagamento in dollari, questi vanno nel conto in dollari. La conversione in euro ha costi irrisori (tra i più bassi del mercato) e può essere fatta in qualsiasi momento con un click. Questo vi permette di sfruttando i tassi di cambio migliori e “grattare” qualche decina di euro in più dalla vostra paga.
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In viaggio
Per questa sezione di domande, vi segnalo degli ottimi siti dedicati in cui potrete trovare maggiori informazioni.
ExploreMore di Angelo Zinna, in cui troverete informazioni sul viaggiare in modo economico (lui lo fa da cinque anni), e come lavorare in Australia e Nuova Zelanda. Scrive bene ed è divertente. Non è molto attivo ultimamente.
Viaggiare Low Cost di Giulia Raciti, altra backpacker di lungo corso, con una grande esperienza e un sacco di buoni consigli per gli aspiranti viaggiatori.
Ci sono molti altri siti lì fuori, con ottimi consigli! Cercate su internet, e se volete, segnalatemi i migliori.
Non so (o non voglio) fare un lavoro da freelancer, ho pochi soldi, ma vorrei viaggiare lo stesso, come posso fare?
Ci sono alcune alternative per viaggiare, quando i soldi a disposizione sono pochi.
WWOOF è un’organizzazione mondiale grazie al quale è possibile trovare alcuni luoghi di lavoro (prevalentemente fattorie biologiche, ma non solo) in cui è possibile lavorare part time in cambio di vitto e alloggio, che viene offerto dal datore di lavoro. In questo modo si coprono l’80% delle spese di un viaggio, trasporti esclusi. Poiché si tratta di lavoro volontario (non retribuito con denaro), non serve avere visti particolari. Non l’ho mai fatto, ma ho sempre pensato che sia una buona opportunità per conoscere un paese in modo diverso, senza spendere molto. Attenzione ai dettagli: ho visto alcune offerte pretendere orari di lavoro quasi full time. È possibile che alcuni siti nazionali richiedano un’iscrizione.
Workaway è più o meno lo stesso concetto, applicato però a lavori di qualunque tipo, sempre in cambio di vitto e alloggio. Il sito richiede una registrazione abbastanza economica (29$ per un anno, 38€ nel caso di iscrizione per una coppia)
Una cosa che ci assomiglia molto, e molto diffusa tra i viaggiatori più giovani, è il lavoro negli ostelli. Spesso queste strutture offrono la possibilità di svolgere qualche mansione (pulizie, accoglienza, etc) in cambio del posto letto. Anche questo è un buon modo per ridurre le spese di viaggio. In alcuni ostelli è anche possibile organizzare pranzi e cene di gruppo in cambio di una piccola quota a partecipante. Un’ottima occasione per guadagnare qualcosa e intanto esportare un po’ di sana cucina italiana!
Un’ottima possibilità per chi ha meno di 30-35 anni è il working holiday visa, il visto “vacanza lavoro”. A parte l’ossimoro, alcuni paesi come il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, offrono questo particolare tipo di visto che permette di vivere un anno nel suddetto paese e di essere retribuiti per un lavoro. Sono famosi tra i backpacker i posti come “fruit picker” (raccoglitori di frutta) in Australia: mi è stato detto che con sei ore di lavoro al giorno si guadagna come un ingegnere in Italia fulltime.
Angelo Zinna di ExploreMore ne sa a pacchi per Australia e Nuova Zelanda, avendo vissuto un anno in ciascun paese. Ha anche scritto due guide a riguardo. Non le ho lette, ma so come scrive, quindi non dubito che siano fatte bene.
Anche Giulia Raciti di Viaggiare Low Cost ne sa parecchio. Date un’occhiata a questo articolo.
Ad ogni modo, quando pianificate un viaggio, non pensate sempre che servano cifre immense. In molti paesi si vive senza particolari sforzi con 10 euro al giorno. Penso a buona parte dell’Asia e del Sudamerica, per esempio.
Ovviamente non andrete in alberghi N stelle all-inclusive, e dovrete stare attenti alle spese, ma è fattibile.
Come si riesce a collegarsi a internet viaggiando?
Ormai moltissimi alberghi e ostelli offrono la connessione wireless compresa nel prezzo dell’alloggio. Spesso si trova solo nella sala comune, ma capita di averla anche in camera. Assicurati che ci sia, prima di prenotare. Nel caso di un ostello, controlla le recensioni degli altri utenti (da siti come Hostelworld, per esempio) per assicurarti che funzioni bene.
La connessione wireless è offerta anche in molti bar, caffè e ristoranti, anche se li trovo comodi solo per mandare un paio di email, non per lavorarci. Gusti personali. La maggior parte delle reti sarà protetta da password, basta ordinare un caffè e chiedere al cameriere.
Gli internet point sono diffusi in tutto il mondo, non avrai problemi a trovarne anche nei posti più isolati. Evita per quanto possibile operazioni di home banking, però, perché non sempre questi posti sono affidabili. Prima di andartene chiudi sempre le sessioni di posta, facebook, etc. Non memorizzare password e non dimenticarti chiavi usb.
Come ultima alternativa, valida se rimani a lungo in un paese, è usare uno smartphone come modem (in gergo tecnico: data tethering). Comprando una sim locale con pacchetto dati potrai navigare con il tuo portatile, usando il cellulare come modem o hotspot wireless.
Ogni paese ha sempre almeno una o due compagnie telefoniche principali, con costi simili. Chiedi a qualche abitante del posto cosa ti consiglia, e assicurati che abbia buona copertura. Attenzione alla burocrazia! In alcuni paesi come la Norvegia non è facile per uno straniero avere un numero di telefono.
I costi invece, variano da paese a paese, e in generale sono in linea con il costo medio della vita.
Voglio andare nel paese X, mi dai qualche informazione su visti, burocrazia, sicurezza, malattie, etc?
No, ogni paese ha le sue regole e non ce n’è una per tutti. Ti consiglio invece di guardare il sito Viaggiare Sicuri. È un sito del Ministro degli Affari Esteri, ma è stranamente fatto bene. Per ogni paese troverai una scheda con tutte le indicazioni principali, e gli avvisi riguardanti la salute, la burocrazia e la sicurezza in genere. Ti consiglio di non farti impressionare troppo dagli avvisi riguardanti la criminalità. Se in un paese un turista viene aggredito, lì verrà riportato puntualmente, ma non significa che tutti i turisti siano in pericolo. Sapere le cose è bene, farsi venire le paranoie no.
Qualche consiglio sulla sicurezza in viaggio?
La sicurezza in viaggio è un tema molto caldo e ci sono molti siti che ne parlano. Ci si potrebbe scrivere una guida solo su questo. Qui mi limito a poche indicazioni base.
- Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Occhi sempre aperti, anche sulla schiena. Tenete presente che voi siete stranieri, probabilmente bianchi, quindi in tanti paesi siete ricchi per definizione. Anche il più poveraccio di voi è comunque un possibile bersaglio.
- Non trasportate mai tutti i soldi, i documenti, e le carte di credito nello stesso posto. Divideteli, usando tasche nascoste nei vestiti o nello zaino per nasconderli, o lasciandoli nell’albergo/ostello. Valutate di volta in volta la situazione e adattatevi di conseguenza. Alcune volte è più sicuro lasciare gli oggetti di valore in ostello, altre volte è preferibile portarli con sé.
- Lasciate sempre un po’ di soldi nel portafoglio, e se venite rapinati, consegnate quelli senza reagire. È meglio perdere un po’ di soldi che rischiare di far arrabbiare un ladro potenzialmente pericoloso. Non reagite! La vostra vita vale infinitamente di più dei pochi soldi che vi possono rubare.
- Non comportatevi come “turisti”. Sventolare una cartina ad un incrocio è il modo migliore per attirare l’attenzione su di voi. Cercate per quanto possibile di confondervi. Camminate sicuri e con intenzione, e se proprio non sapete dove siete non guardatevi troppo in giro, ma infilatevi nel primo negozio in cui c’è gente.
- Tenete i documenti al sicuro, e mettete delle fotocopie nel portafoglio che si possono usare tutte le volte che vi chiederanno i dati. Le copie vi serviranno anche all’ambasciata, in caso di furto o perdita dei documenti veri.
- Non mettete in mostra tutto l’equipaggiamento hitech costosissimo che avete comprato, o le reflex da migliaia di euro. Siate più discreti, per attirare meno l’attenzione, e anche per rispetto delle popolazioni locali.
- Portate con voi almeno due carte di credito. Se una vi venisse rubata o si smagnetizzasse avreste l’altra.
- Non perdete il controllo: se volete passare la serata a bere o a fumare, fatelo solo se siete in compagnia di gente fidata.
- Portatevi un lucchetto di media dimensione da usare per gli armadietti degli ostelli, e uno piccolo per le cerniere dello zaino. Io preferisco quelli a combinazione per non rischiare di perdere le chiavi, ma assicuratevi che sia difficili scassinarli. Per i modelli economici non è difficile (nel caso non ci crediate, io mi autoscassinavo quello dello zaino al buio). Evitate i lucchetti in dotazione degli ostelli. Quando andate a dormire, mettete tutte le cose importanti al sicuro e chiuse a chiave, nello zaino o nell’armadietto. Alcuni furti avvengono di notte mentre dormite.
- Portatevi qualcosa di simile alla catena di una bici, con cui legare lo zaino quando siete in luoghi affollati, tipo stazioni. Legatelo a panchine, pali, o anche alla vostra cintura. Non serve che sia blindato, deve bastare per evitare il furto con destrezza (quello del tizio che passa e vi prende lo zaino mentre siete distratti). Usatelo anche nello scomparto superiore degli autobus, quando avete paura di addormentarvi. Io ne avevo uno piccolissimo, una specie di lucchetto da cui si estrae un sottile cavo d’acciaio di un metro, e mi ha evitato almeno un furto.
- Portate con voi una tupperware leggera o un contenitore simile. Mettetevi un po’ di medicinali base, e qualcosa per il pronto soccorso: un termometro per la febbre, cerotti, disinfettante, garze, punti adesivi, coperta termica (sono fogli di alluminio leggerissimi). Tenete le istruzioni su cui segnate la scadenza dei farmaci, ma gettate le scatole che ingombrano.
- Portatevi un fischietto e tenetelo sempre con voi: in caso di pericolo, un fischio raggiunge distanze maggiori di un urlo, e non rischiate di perdere la voce.
- Se andate in posti a rischio malaria, portate tutto il necessario per tenere lontane le zanzare (repellenti e zanzariere da viaggio), e studiate bene il problema a casa, prima di partire.
- Imparate delle parole basi nel linguaggio locale: basta un “buongiorno” e un “grazie” per attirare la simpatia dei locali, e per ridurre la pressione di pericolo su di voi. Chiedete ai locali quali sono le zone pericolose della città, e le cose da evitare. Fidatevi maggiormente delle persone che non hanno spesso a che fare con il turismo o che non hanno niente da guadagnare su di voi (es: panettiere)
- Portatevi dei preservativi se avete intenzioni di divertirvi con la fauna locale. Si, anche voi ragazze.
- Documentatevi sui pericoli principali del paese in cui state andando. Come indicazione (molto) generale, nel sud est asiatico i rischi sono prevalentemente furti o truffe. In Sudamerica è maggiore il rischio di aggressioni e di reati violenti. Come in ogni parte del mondo, le città sono più pericolose dei paesetti.
- Fatevi una buona assicurazione sanitaria, soprattutto se andate in paesi poco salubri. Non costano moltissimo, ma sono fondamentali nel caso di problemi. Vi permette di parlare con un medico italiano 24 ore su 24, di trovare l’ospedale migliore a portata di mano, e di anticipare i costi di un ricovero. In alcuni ospedali non accettano pazienti stranieri senza una garanzia assicurativa o economica. Io l’ho comprata per tutti i miei viaggi, l’ho usata solo in India, ma si è ripagata abbondantemente. L’assicurazione che ho usato io all’epoca non esiste più, quindi non posso raccomandarla.
- Per concludere: divertitevi, non fatevi prendere dalle paranoie, che il mondo non è sempre così pericoloso, ma non perdete mai il buon senso. Ricordate che qualsiasi pericolo o inconveniente in viaggio, soprattutto da soli, è dieci volte più grave, e può rovinarvi la vacanza in modo indelebile.
Qualche consiglio generico sul viaggio, tipo attrezzatura da portare?
Consiglio principale e fondamentale. Si viaggia solo con lo zaino, diffidate da chi afferma il contrario. Quelli che girano con valigie e trolley stanno andando in vacanza, e confidano di trovare marciapiedi brevi e perfettamente lisci, oppure molti taxi. Se voi siete su questo sito, non siete della stessa pasta.
Detto questo, vediamo cosa metterci dentro (secondo me). Dipende dal tipo di viaggio, ma in generale io metto sempre:
- Un coltellino multiuso
- Una torcia elettrica. Sono molto comode quelle da campeggio, con elastico da mettere in fronte.
- Una maglietta termica, di quelle da mettere a contatto con la pelle e che tengono molto caldo. Sono leggere, poco ingombranti, e mi è capitata di usarla anche ai tropici per un calo di temperatura imprevisto. Nei paesi freddi porto anche una specie di calzamaglia tecnica, allo stesso scopo.
- Vestiti comodi, prevalentemente in sintetico. Si asciugano più in fretta.
- Un asciugamano in microfibra. Sono leggerissimi e assorbono molta acqua. Ce ne sono tre tipi diversi, più pesano e più sono morbidi. Attenzione ad asciugarli bene, perché tendono a puzzare un po’ se restano umidi a lungo.
- Una felpa in micropile. È leggera e scalda molto.
- Una giacca leggera antivento e antipioggia, senza imbottitura. Con addosso quella, la felpa, la maglietta termica, e tutte le magliette che avete, è come avere addosso una giacca a vento.
- Un kit di pronto soccorso (vedi domanda sulla sicurezza)
- Una tupperware con un po’ di utensili per le riparazioni di emergenza o altre occasioni: cacciavitini, qualche fascetta, spago, nastro adesivo, batterie di riserva (se avete oggetti che le usano), fermagli, ago e filo, due bottoni, fiammiferi sigillati, una candelina, accendino.
- Un saccolenzuolo di seta, si trova anche alla decathlon. Pesa pochissimo e tiene caldo. Ottimo come “rinforzo” per il sacco a pelo nei posti freddi, o se non mi fido dell’igiene del letto in cui mi trovo.
- Adattatori di prese di corrente. Ce ne sono di ottimi universali, ma diffido di quelli monoblocco: sono ingombranti, pesano, e spesso non si agganciano bene alle prese a muro vecchie. Meglio tanti adattatori piccoli e leggeri, piuttosto, che si possono comprare anche in loco.
- Caricabatterie e alimentatori che funzionano a 110 e a 220 volt, 50-60 Hz. State attenti quando comprate qualcosa che intendete portare all’estero, come rasoi o macchine fotografiche.
- Scarpe da trekking leggero. Sono quelle basse in goretex, con la suola abbastanza solida per la montagna, comodissime. Di solito porto solo quelle e ci faccio tutto. Attenzione che il goretex si rovina nella sabbia o nella polvere.
- Infradito da doccia, quando uso bagni o docce comuni.
- Un mezzo rotolo di carta igienica. Questo è fondamentale. Fidatevi, mi ringrazierete.
- Cappello e fazzoletto per il collo.
- Coprizaino per la pioggia, se non è in dotazione con lo zaino. Una volta usavo il poncho, per coprire me stesso assieme allo zaino, ma adesso lo uso solo in caso di acquazzoni. Per piogge normali uso la giacca impermeabile e i coprizaino.
- Tutto quello che ho indicato nel settore sicurezza.
- Qualche vestito, comodo, pratico, che si possa portare in una lavanderia dall’altra parte del mondo senza paura che sia rovinato, senza ninnoli attaccati perché si staccheranno.
- Un diario di viaggio e delle penne (io uso una moleskine che mi è stata regalata, fa molto “viaggiatore”).
- In generale non porto niente che mi rovinerebbe la vita perdere.
Come si fanno i visti dall’estero?
Normalmente ci si rivolge al consolato o all’ambasciata del paese di destinazione. Bisogna avere la pazienza di cercare su internet qualcosa come “visto per la cina dal giappone”. Fate attenzione che alcune regole (come costi e tempistiche) possono valere provenendo da certi paesi, ma non da altri. Informatevi bene prima di partire, per non rischiare di rimanere bloccati. È una seccatura, lo so, il mondo ha troppi confini…
Come posso cercare uno sponsor per il mio viaggio?
Non ne ho idea! Non ho mai trovato nessuno che mi regalasse anche solo uno spillo! Immagino che si possa chiedere in qualche negozio di abbigliamento o sportivo, ma se riuscite a farvi dare dei soldi, poi scrivetemi per dirmi come si fa! 🙂
Però ultimamente c’è Mattia Miraglio, il ragazzo che ha affrontato mezzo giro del mondo a piedi spingendo un carrellino, e che a breve parte per la seconda metà (se non è già partito), che è riuscito a ottenere qualche sponsor. Seguitelo per la sua avventura, e magari chiedetegli come ha fatto.
Un’altra possibilità, potrebbe essere il crowd funding. Se avete un progetto particolare, che possa interessare ad un vasto pubblico (per esempio: attraversare in ginocchio l’oceano pacifico, o scalare l’Everest in verticale sulle mani), potreste pensare di farvi sponsorizzare. È una sorta di colletta globale, gestita da siti di crowd funding (cercate su google. Ce ne sono anche di specifici per i viaggi). In cambio è buona norma offrire qualcosa, ad esempio una copia omaggio del libro che scriverete, foto autografate o altro.
Se trovate imprecisioni, se volete sottopormi altre domande, o se avete scritto un articolo informativo che può essere incluso qui, contattatemi a questa pagina.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“