Wandering Wil

Il blog di Francesco Grandis

  • Home
  • Inizia qui
  • Chi sono
  • Libri
    • The end
    • Sulla strada giusta
    • Da zero a diecimila
    • Libri che vi consiglierei
  • Eventi
  • Contatti
THE END

In libreria e online

Lavorare senza lavorare: opus e labor

Tempo di lettura stimato : 3 minuti

Lavorare per necessità, o lavorare per passione? È una bella differenza che può cambiare la percezione delle nostre giornate

lavorare senza lavorareQuando parlo del mio futuro, dico sempre che vorrei lavorare il meno possibile. Questo non significa, come teme mio padre, “non fare niente”. Non lavorare non significa per forza oziare. In questo articolo voglio spiegare cosa intendo.

Tempo fa, filosofeggiando al termine di una mia presentazione, un ragazzo mi disse una cosa molto interessante: con la parola italiana “lavoro” abbiamo tradotto due diversi termini latini: opus e labor.

Opus è il lavoro di ingegno, quello che deriva spontaneo dalla creatività umana, dal desiderio di creare qualcosa che prima non c’era. Labor invece è il lavoro necessario, quello che viene imposto da costrizioni esterne: il bisogno di denaro, di cibo, la mancanza di libertà.

Metto le mani avanti: non ho verificato fino in fondo l’esattezza linguistica di questa affermazione, e i miei anni di latino sono ormai dimenticati da un paio di decadi. Uso la distinzione dei due termini solo come ottimo spunto di riflessione.

L’insoddisfazione di tante persone, secondo me, è causata da giornate troppo piene di labor e prive di opus. Dal momento in cui ci alziamo per andare a lavorare, ma anche quando corriamo per andare a fare la spesa o svolgiamo una qualsiasi delle comuni impellenze quotidiane, è tutto labor. Si fa perché si deve.

Opus invece sono quelle attività che facciamo per passione anche quando siamo stanchi, perché l’opus stesso è il nostro riposo e il nostro relax. Scappare di corsa dopo una giornata di labor per andare alle prove del gruppo o in palestra a ballare? Opus.

Opus sono i nostri hobby, le passioni, i “progetti personali”, sempre relegati nel poco tempo libero che ci rimane, come avessero una priorità più bassa. Eppure sono le cose che rendono le nostre giornate degne di essere vissute.

Quando mi sono licenziato dal posto come ingegnere e sono finito a fare il programmatore nomade, o quando poi ho iniziato a scrivere, non ho fatto altro che ridurre la quantità di labor e aumentare l’opus.

Non “lavoro” meno adesso, anzi. Ci sono giorni in cui mi alzo, mi metto al computer, spengo il computer e torno a dormire, ma percepisco quello che faccio sempre meno come una costrizione esterna. Non è sempre tutto perfetto, ovviamente, ma lo faccio perché mi va.

Si sente dire spesso “ama quello che fai, e non lavorerai un solo giorno della tua vita”. Bello, ma mi sentirei di aggiungere una postilla. Questa frase suona bene in uno status facebook, ma molte persone la interpretano come: “sforzati di amare quello che fai, anche se non ti piace.” In altre parole, accontentati e fattelo andare bene.

Io preferisco il cambiamento alla rassegnazione, e scelgo di interpretarla così invece: “trova un’attività che ami fare e che ti mantenga ma che allo stesso tempo non percepisci come sofferenza, e allora potrai davvero dire di non aver lavorato un giorno della tua vita.”

Quando parlo del mio futuro dico sempre, anche in modo un po’ provocatorio, che vorrò lavorare il meno possibile. Mio padre, spinto da buone intenzioni ma proveniente da una generazione in cui queste sottigliezze non erano nemmeno prese in considerazione, commenta sempre: “eh, ma qualcosa bisogna pur fare, non si può oziare e basta”.

Nemmeno io parlo di ozio! Avrei capito ben poco della vita se spendessi il tempo tolto al labor per starmene seduto sul divano a guardare la tv. Cerco solo di ridurre al minimo le costrizioni e le necessità a cui pensare, per dedicare tutto il mio tempo ad attività scelte da me, spinto dal solo desiderio di farle.

Scriverei senza preoccuparmi di vendere, canterei senza preoccuparmi di essere intonato, reciterei per il gusto di divertire. Chi lo sa, forse aprirei un piccolo chiosco in riva al mare, dove preparare cocktail alla frutta e cucinare un paio di piatti, giusto per quei pochissimi clienti curiosi di sentire la mia storia, un posto in cui invecchiare sereno, mezzo artista e mezzo filosofo.

Non sarebbe meraviglioso?

PS: anticipo una domanda che mi verrà fatta di sicuro: questo è un sogno che si può realizzare, non è impossibile. Magari in un altro articolo parlerò del come intendo riuscirci.

Photo by Hernán Piñera

È uscito il mio nuovo romanzo!

THE END

Thriller distopico

Abiti in un mondo perfetto, vivi una vita lunghissima, muori il giorno prestabilito. Ma se scoprissi che il prezzo da pagare è altissimo?

SCOPRI DI PIÙ

Ti è piaciuto l'articolo? Clicca o condividilo sui social!

Articoli Suggeriti:

  • Terza domanda: “Ma che lavoro fai?”
  • Benvenuto!
  • Il discorso di un presidente povero (e che tutti vorremmo sentire)
  • La sopportazione dell’uomo medio, ovvero “se tutti facessero come me”
Post Precedente in Lavoro
« Senza denaro, saremmo tutti ricchi
Prossimo Post in Lavoro
I quattro cavalieri del progresso »

Dicembre 9, 2015 - Lavoro, Società

Sulla Strada Giusta

Il viaggio è negli occhi, nel cuore e nella testa, e non finisce mai.

Da una scogliera a picco sul Mar Glaciale Artico, un uomo respira finalmente la libertà. Intorno ha solo il silenzio e davanti l’orizzonte, infinito e limpido. Appena qualche mese prima non l’avrebbe mai creduto possibile. Aveva trentun anni e un lavoro stabile: il sogno di molti, ma non il suo. Così un giorno ha detto basta e si è messo in cammino su sentieri sconosciuti, per cercare una risposta ai confini del mondo, senza ancora sapere se quello alla vita di prima sarebbe stato un arrivederci o un addio. Dal Sudamerica a Budapest, dall’India alla Scandinavia, tra paesaggi mozzafiato e momenti di intima condivisione, Francesco vive esperienze inattese che gli mostrano chi è davvero, un giorno dopo l’altro. Lontano da casa o tra la propria gente, l’importante è mettersi in gioco. Dopo il successo del blog Wandering Wil e i tantissimi lettori incontrati in Rete, Francesco Grandis è riuscito nell’impresa di pubblicare la sua storia. Sulla strada giusta è un “urlo nel silenzio” per svegliarci dal torpore della routine e ricordarci che se non insegui la felicità non avrai chance di trovarla.

Clicca per informazioni e scaricare l'estratto gratuito

Sulla strada giusta
Il libro di Francesco Grandis

THE END – Il mio nuovo romanzo

Mai stato su Wandering Wil? Inizia da qui

Da zero a diecimila: guida pratica all’autopubblicazione

Il gruppo di discussione su Facebook: 7000+ iscritti!

I POST PIÙ POPOLARI

Mollare tutto e partire: le 8 cose che ho capito sulla paura

Marzo 6, 2014246 Comments

Hai un lavoro che non ti piace. Forse ti piaceva, tanto tempo fa, ma poi hai iniziato a sentire quell’ambiente sempre più stretto, sempre più arido. È arrivata la noia, l’insoddisfazione, la depressione. A distanza di anni non sopporti più niente, ti senti in una gabbia soffocante da cui desideri fuggire sempre più spesso. Ogni […]

Cari genitori, è ora che facciamo un discorsetto: una lettera dai vostri figli

Agosto 21, 2014141 Comments

Cari genitori, è ora che facciamo un discorsetto, io e voi. Ah, mi immagino già la vostra espressione. “E questo chi cazzo è?”, starete pensando. Io sono uno che riceve ogni giorno almeno una decina di messaggi dai vostri figli. In molti di essi chiedono a me come dire a voi che non sono felici. Prima che vi […]

La sopportazione dell’uomo medio, ovvero “se tutti facessero come me”

Agosto 7, 201495 Comments

Negli ultimi anni ho maturato una posizione sempre più aspra contro l’attuale sistema del lavoro. La mia reazione è stata “mollare tutto e partire”, nel contesto più ampio di una personale ricerca della Felicità. Ho detto e scritto più volte che non ritengo questo l’unico modo per affrontare la questione (ne parlo in questo articolo). Quando […]

La metafora dello zaino, ovvero l’arte di prepararsi alla vita

Febbraio 15, 201487 Comments

Spesso, quando parlo con chi è interessato ai miei viaggi e alle mie esperienze, mi capita di utilizzare la “metafora dello zaino” per illustrare un mio pensiero ricorrente sulla vita e sull’utilità delle cose. Lo zaino, che per quanto mi riguarda è l’unico modo sensato di trasportare i miei bagagli in viaggio, e per cui […]

Spegni quella cazzo di televisione!

Novembre 27, 201469 Comments

Spegnere la televisione, definitivamente, è stata una delle conquiste degne di nota nella mia vita. Fino a sei anni fa arrivavo stanco a casa e mi buttavo sul divano, telecomando alla mano. Quando mi alzavo ero più annoiato e stanco di prima. Bill Watterson (il creatore di Calvin & Hobbes) spiega: “Staccare i pensieri non […]

Wandering Wil

Francesco Grandis
Francesco Grandis, in arte Wandering Wil. Vagabondo del mondo e della vita dal 2009, ma solo part time. Ex ingegnere, ex programmatore nomade, oggi scrittore esordiente e padre.
Continua...

Restiamo in Contatto!

Cercami sul tuo social network preferito!
Seguimi su FacebookSeguimi su Twitter!Seguimi su YouTube!Rss

Cerchi qualcosa?

  • Home
  • Privacy Policy
  • Cookie policy
  • Strumenti Privacy
  • Mappa del sito
  • Contatti

Copyright © 2013, Wandering Wil by Francesco Grandis. All rights reserved.

Copyright © 2023 · wanderingwil on Genesis Framework · WordPress · Log in