Qualche giorno fa è stato condiviso un articolo interessante nel mio gruppo di discussione su Facebook (a proposito, se ti interessa iscriviti pure qui). Descriveva un tipo di economia basato non tanto sulla crescita sconsiderata e dannosa di questi tempi, ma piuttosto su una decrescita controllata, allo scopo di raggiungere uno stato stabile in cui l’intera umanità possa avere tutto il necessario, ma senza sprechi e senza danni per il pianeta. Secondo l’autore il cambiamento sarebbe inevitabile: o ci arriveremo per scelta, o in conseguenza di un disastro di qualche tipo.
Ma come scegliere il cambiamento? Come fare a invertire la rotta ed evitare il disastro globale?
Qualcuno del gruppo replicò: “con l’esempio: iniziare noi stessi a coltivare un certo tipo di vita e aspettare che il resto del mondo assorba per osmosi.”
“Ma basterà davvero?” mi chiesi io.
Temo che l’esempio da solo non sia un mezzo sufficiente o abbastanza veloce per contrastare gli enormi poteri e la follia che sta devastando il pianeta. Soprattutto perché troppo spesso ci limitiamo solo a discutere, ma senza far seguire alcuna azione. Siamo tutti rivoluzionari, a parole, ma per mille persone che parlano solo una fa qualcosa.
E questo non vale solo per i peggiori problemi globali, ma anche per piccole inezie personali. Io stesso, quante cose mi riprometto di fare ma rimando ogni volta? Saranno secoli che dico che dovrei fare un po’ di esercizio fisico, e ancora l’unico sport che pratico è il salto dalla sedia al divano!
Allora, prima di preoccuparci di salvare il pianeta, forse dovremmo porci un’altra questione: siamo in grado di salvare noi stessi? Siamo in grado di trasformare le buone parole in altrettante buone azioni?
Perché -parliamoci chiaro- se non riusciamo neanche a fare una cosa tanto semplice come andare a correre una volta, possiamo tranquillamente dare il nostro pianeta per spacciato.
Allora vi propongo un gioco, una sfida se volete. Partecipo anche io.
Le regole sono semplici: se volete giocare, mettete un like a questo articolo o condividetelo, in modo che possiamo contare i partecipanti. Da quel momento avrete una settimana di tempo, sette giorni esatti, per fare qualcosa che avete sempre detto di fare ma non avete ancora fatto.
Sono anni che dite, come me, che dovreste fare esercizio fisico? Andate almeno una volta a correre o a nuotare.
Ripetete da sempre di aver bisogno di fiducia in voi stessi? Andate in un bar e attaccate bottone con un estraneo, o iscrivetevi a un corso di teatro.
Vorreste fare un viaggio da soli ma avete paura? Iniziate andando da soli in ristorante o al cinema.
Non deve essere per forza una cosa difficile o importante, ma deve essere qualcosa che vi metta alla prova, qualcosa che vi sorprenderebbe fare, qualcosa che rimandate da troppo. Sfidate una vostra antica paura o la vostra pigrizia.
Tra una settimana ci troviamo qui, e nei commenti scriviamo cosa siamo riusciti a fare, e cosa no.
Non è una gara, né un esercizio per casa alla guru di crescita personale. Non si vince niente e non siete nemmeno obbligati a partecipare.
È solo un’occasione per riflettere. Perché se questo articolo vi è piaciuto, se siete lì lì per cliccare su “like” ma sapete già che nei prossimi sette giorni non farete nulla, se non riusciamo tutti assieme a colmare la distanza tra il dire e il fare neanche per una cosa piccola, neanche per fare un gioco sciocchino tra di noi, allora… sapete che succede, vero?
Succede che il pianeta Terra è sicuramente fottuto, assieme a tutti i suoi abitanti.
Bene, qui tra una settimana, chi c’è c’è.
PS: e se volete ufficializzare, twittate questo.
Il mio nuovo romanzo!
IFALIK
Avventura | Mistero | Riscatto
“Salgo sul Trono di Pietra, lascio spaziare lo sguardo
su quello che è a tutti gli effetti il mio dominio, e penso a tutte le cose che mi mancherebbero se me ne andassi o a tutte le cose che non sopporto più. Qui sono contemporaneamente libero e non lo sono. Sono un re prigioniero.“